La giunta regionale ha approvato il mese scorso un importante provvedimento per il finanziamento e il sostegno di due incubatori d’impresa, uno a Potenza all’Università della Basilicata, l’altro a Matera per l’incubazione di imprese culturali e creative. È una novità importante, in particolare per la scelta di localizzare nella Città dei Sassi uno degli incubatori, decisione che marca un significativo cambio di rotta rispetto a provvedimenti del recente passato. Per chi, come la Cisl, ha sempre sostenuto la necessità di rilanciare la mission di Sviluppo Basilicata puntando, tra l’altro, proprio sull’incubazione d’impresa, la decisione della giunta regionale non può che essere valutata positivamente, purché si evitino gli errori del passato grazie ad un puntuale piano strategico dell’agenzia di sviluppo regionale che ancora manca. E a tal proposito è opportuno richiamare alla memoria alcuni passaggi della recente gestione della società in house lucana.
L’operatività di Sviluppo Basilicata nel campo degli incubatori è una storia antica che risale, almeno a livello progettuale, al 2005. Sette anni più tardi, nel 2012, fu inaugurato l’incubatore d’impresa Rioni Sassi, alla presenza dell’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, e dell’allora presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, il quale dichiarò enfaticamente che “inaugurare l’incubatore d’impresa Rione Sassi è un evento concreto e, al contempo, straordinario, che indica la strada da percorrere nella nostra regione”. Eppure, a poco più di tre anni dall’inaugurazione dell’incubatore materano, nell’ottobre 2015 uno dei primi atti della gestione Maruggi – subentrato nell’agosto 2015 a Raffaele Ricciuti – fu la decisione di chiudere gli incubatori gestiti da Sviluppo Basilicata in quanto rappresentavano esclusivamente un costo aziendale non produttivo, accompagnando tale decisione con l’affermazione che “l’attività di gestione degli incubatori si è estrinsecata in una mera gestione di condominio”. La Cisl prese atto di tale decisione, auspicando però un ripensamento del modello di incubatore piuttosto che l’abbandono del business.
Il nuovo indirizzo assunto dalla giunta regionale è in linea con quanto da sempre auspicato dalla Cisl, vale a dire creare un sistema di incubatori legati alle specificità dei rispettivi territori – a vocazione tecnologica per Potenza e culturale per Matera – in cui le start-up sono accompagnate nella crescita sin dallo sviluppo dell’idea di business. Interessante è anche la focalizzazione sulla Smart Specialization Strategy del business degli incubatori nelle aree prioritarie individuate dalla Regione. I contenuti del progetto appaiono ambiziosi e condivisibili e, soprattutto, sono coerenti con l’obiettivo di creare occupazione qualificata nelle imprese incubate, utilizzare le migliori professionalità esistenti in Basilicata per l’erogazione di servizi di assistenza tecnica e attrarre imprese e potenziali imprenditori.
La gamma e la qualità dei servizi erogati sarà il discrimine tra il successo dell’iniziativa e il suo fallimento, che sarebbe la replica di quanto avvenuto in precedenza, nonostante le fanfare e i simposi inaugurali. La Cisl giudica positivamente l’individuazione in Sviluppo Basilicata del soggetto gestore del progetto e a tale scopo rilancia la propria idea di agenzia di sviluppo regionale, reiterando la proposta su tali ulteriori linee di attività che la stessa dovrebbe avere. In particolare, congiuntamente all’attività finanziaria, la Cisl rileva la necessità ineludibile di rafforzare il ruolo di provider in house di Sviluppo Basilicata, affiancando all’attuale operatività le seguenti attività: orientamento, promozione e cultura d’impresa; supporto alla presentazione di candidature alla programmazione europea; assistenza tecnica agli enti locali; internazionalizzazione e riapertura dello sportello Europe Direct quale strumento di contatto tra Europa, cittadini, imprese, enti locali e istituzioni.
Gennarino Macchia