“Matera 2019, al netto della sua valenza simbolica, è un’occasione straordinaria e perciò irripetibile per alzare l’asticella della qualità del settore turistico”. È quanto sostiene la segretaria regionale della Fisascat, Aurora Blanca, che invita le aziende del comparto a fare massa critica e a valorizzare le professionalità dialogando con il sindacato. “Il ritorno economico di Matera 2019 – osserva la sindacalista – è sotto gli occhi di tutti, ma i macro numeri vanno letti attentamente altrimenti rischiano di trarre in inganno e di dettare scelte politiche errate. Infatti, mentre continua il trend positivo delle presenze e soprattutto degli arrivi, la permanenza media, pari al rapporto tra presenze e arrivi, segna una performance che è pari a meno della metà della media nazionale. E stiamo parlando della punta di diamante del turismo lucano”.
Per la segretaria della Fisascat “c’è un evidente problema di offerta alberghiera, di cui stanno beneficiando le strutture della vicina Puglia e il variegato mondo della cosiddetta ospitalità diffusa, e c’è un problema di qualità dei servizi che non appare sempre in linea con gli standard di una matura località turistica quale è ormai Matera. Quantità e qualità dell’offerta in questo caso – spiega Blanca – sono variabili strettamente intrecciate perché è la scarsità di medie e grandi strutture che finisce per incentivare l’ingresso nel mercato di soggetti poco professionalizzati, per non dire improvvisati, col risultato di innescare un passaparola negativo e abbassare la qualità percepita da parte del turista del marchio Matera nel suo complesso”.
Come contrastare questo fenomeno? Per la sindacalista occorre lavorare su due fronti: qualità dell’offerta e professionalità degli operatori. Per questo lancia un grande patto sociale tra associazioni di categoria e sindacato: “Anche il sindacato deve fare mea culpa – ammette Blanca – per aver focalizzato l’attenzione troppo sulle infrastrutture e poco sulla qualità dell’offerta. Oggi, per alzare l’asticella della qualità non si può prescindere da forti investimenti in formazione e professionalità, a partire dalla previsione di percorsi di istruzione post secondaria e di vera alternanza scuola-lavoro nel campo alberghiero e dei beni culturali, anche con il coinvolgimento degli enti bilaterali di settore. La sfida è non accontentarsi del turismo di massa e mordi e fuggi – conclude la segretaria della Fisascat – ma fare rete puntando su servizi di ospitalità di alto profilo e un’offerta turistica variegata e qualificata”.