Nel giorno dell’interrogatorio di garanzia del presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, interviene sull’inchiesta che ha terremotato la sanità lucana. “Non è nostro costume anticipare sentenze o sostituirci alle aule dei tribunali, unici luoghi deputati all’accertamento della verità e delle responsabilità, ma, fermo restando il principio sacrosanto della presunzione d’innocenza, quello che emerge dai resoconti di stampa impone una seria riflessione sull’etica pubblica nella nostra regione e sulle evidenti carenze di trasparenza nei meccanismi decisionali. L’inchiesta suona come un campanello d’allarme in un sistema che tende a fare a meno di regole certe, che si basa su interpretazioni individuali, senza nessuna forma di attenzione rispetto alle osservazioni di chi talvolta solleva problemi di legittimità, di regolarità delle procedure, di tutela dei diritti individuali”, osserva il segretario della Cisl.
Per Gambardella “la pubblica amministrazione in questa regione è stata caratterizzata da una sistematica assenza di turn over per effetto del blocco alle assunzioni, situazione che ha generato in tanti giovani precarietà, aspettative e delusioni con sistemi che spesso hanno utilizzato società private convenzionate per l’assunzione di giovani ben conosciuti o segnalati per svolgere attività squisitamente pubbliche oppure ricorrendo a procedure piuttosto discutibili. Un sistema di controllo efficace avrebbe evitato di cadere in questi errori, come quanto accaduto alla Lab, dove sono stati attivati contratti a tempo determinato utilizzando long list vecchie di sei e più anni attraverso procedure che denotano una notevolissima dote di creatività amministrativa tanto da riuscire ad eludere l’obbligo dei concorsi e delle selezioni pubbliche”.
“Anche in questo specifico caso abbiamo denunciato una situazione in cui non spettava a noi accertare eventuali irregolarità nel ricorso a sistemi che certamente si discostano dalle modalità ordinarie che da sempre regolano l’accesso alla pubblica amministrazione e che privilegiano il confronto tra le capacità, il merito e le competenze delle persone. Oggi ci troviamo di fronte all’implosione di un sistema che, stretto nella morsa della pressione degli innumerevoli disoccupati, tenta di dare delle risposte parziali e insoddisfacenti senza però lasciarsi sfuggire occasione di creare una nuova fascia di clientela, ovvero di persone obbligate al consenso per poter esercitare il diritto di restare nella propria terra; tutto questo in barba a qualsiasi politica di valorizzazione dei giovani, di sostegno alla natalità e di contrasto allo spopolamento”.
“Noi riteniamo che le disuguaglianze, anche quando non vi sono notizie di reato, possono essere rappresentate da scelte politiche che abbandonano la strada della trasparenza per adottare sistemi disinvolti che poi si ripercuotono sulla qualità dei servizi, come ha evidenziato il recente rapporto dell’Università di Tor Vergata sulla performance della sanità lucana, generando ulteriore sfiducia e allontanamento dei cittadini dalle istituzioni”.