Un contratto unico per tutti i lavoratori dell’indotto Eni? Per la segretaria generale della Fisascat Cisl Basilicata, Aurora Blanca, “bisogna partire dalla piena applicazione degli accordi già sottoscritti nel 2012 e nel 2014, in molti punti rimasti lettera morta”. Questa la posizione espressa nel corso del recente incontro in Confindustria. “Sul contratto unico di sito – commenta Blanca – si sono dette molte cose, alcune condivisibili, altre meno. Oggi la discussione è troppo concentrata sul contenitore e poco sul contenuto, e sono i contenuti che interessano ai lavoratori. Un esempio su tutti: ora il premio di mille euro che va ai lavoratori dell’indotto è tassato al 23% e in alcuni casi al 27% perché non è considerato un premio di produttività aziendale. Questo significa che al lavoratore vanno in tasca circa 800 euro. Attraverso la leva della contrattazione aziendale quel premio sarebbe tassato al 10%, con un beneficio sensibile per i lavoratori e loro famiglie. La sfida allora è portare la contrattazione di secondo livello nelle aziende dell’indotto Eni”.
“Su questo punto la prima questione è capire cosa vuole fare Eni per il nostro territorio”, osserva Blanca che aggiunge: “Per quanto ci riguarda il suo ruolo non può essere solo quello di una gigantesca stazione appaltante che opera al ribasso scaricando gli oneri del sovraprofitto sulla catena dei fornitori e sui lavoratori, ma deve assumere il ruolo di facilitatore di investimenti, occupazione e diritti, ruolo che consentirebbe a Eni anche di migliorare la sua reputazione nelle comunità interessate dalle estrazioni petrolifere e di ricostruire una base di consenso sociale intorno alle proprie attività”.
Per la segretaria della Fisascat “serve una contrattazione preventiva prima delle gare di appalto per arginare il dumping contrattuale stabilendo in modo esplicito che i contratti di lavoro da applicare sono quelli di riferimento di Cgil Cisl Uil e che l’aggiudicazione degli appalti viene fatta in base alle tabelle ministeriali”. Inoltre, secondo la sindacalista “va portata al 10 per cento la quota non soggetta a ribasso per le spese di sicurezza in considerazione del livello di rischio del settore sensibilmente più elevato”. La sindacalista della Fisascat rivendica anche l’integrale applicazione di quanto previsto dal protocollo d’intesa del 6 agosto 2014 in materia di stabilizzazione del personale a tempo determinato delle aziende contrattiste, “anche alla luce delle recenti novità contenute nel cosiddetto decreto dignità”, e l’introduzione del servizio mensa per tutti i dipendenti diretti e indiretti del Cova, non solo per garantire un pasto caldo ai lavoratori ma anche per creare nuova occupazione.