La ripresa degli ultimi anni non ha inciso sul benessere delle famiglie e sulle disparità territoriali. In Basilicata benessere in flessione per il peggioramento degli indicatori su occupazione e istruzione, in leggero aumento l’indice della coesione sociale. È quanto emerge dall’ultimo rapporto del Barometro Cisl. Tre, in particolare, gli ambiti presi in considerazione dai ricercatori del sindacato – lavoro, istruzione e coesione sociale – per costruire l’indicatore sintetico che misura periodicamente il grado di benessere delle famiglie italiane. Dal rapporto emerge una progressiva frenata del livello di benessere nel 4° trimestre 2017 rispetto al moderato miglioramento registrato nel biennio 2015-16.
Le famiglie, dunque, nelle diverse realtà regionali, hanno percepito poco la ripresa del Pil, perché questa tende a non tradursi direttamente e immediatamente sul piano sociale. Il rallentamento è evidente soprattutto per diverse regioni del Nord, mentre al Sud la situazione è anche peggiore perché in questi ultimi anni non si è registrato alcun miglioramento. Tutte le regioni italiane – spiegano i ricercatori della Cisl – presentano ancora valori dell’indice di benessere largamente inferiori ai livelli pre-crisi.
Con un valore dell’indice di benessere di 87,5 (Italia = 100) la Basilicata si posiziona al terzo posto tra le regioni del Mezzogiorno, preceduta da Abruzzo e Molise, ma con un trend che si conferma in calo rispetto al 4° trimestre del 2014 (87,9) e molto lontano dai livelli del 2007 (93,9). A condizionare negativamente il valore dell’indice del benessere sono soprattutto gli indicatori occupazionali. Qui la Basilicata, con un valore di 80,6 dell’indice lavoro, occupa la quartultima piazza a livello nazionale, quasi dieci punti in meno rispetto al periodo pre-crisi, con una particolarità: è la regione italiana con il maggior numero di sovraistruiti tra gli occupati (34,8%), cioè di coloro che esercitano un lavoro a bassa specializzazione pur disponendo di un livello di istruzione medio-alto.
In calo anche i principali indicatori nel settore dell’istruzione, dove pesa il sensibile incremento dei Neet, ovvero dei giovani under 29 non occupati e non inseriti in corsi di istruzione o formazione, ormai prossimi alla soglia del 30 per cento, e il basso livello degli inoccupati tra i 25 e i 64 anni impegnati in attività di formazione e istruzione (solo l’8%). Infine, per quanto riguarda l’indice della coesione sociale, la Basilicata ha fatto registrare nel 4° trimestre 2017 una leggera inversione di tendenza, portandosi a quota 87,6, un valore che è comunque inferiore al valore pre-crisi (91,7).
Per il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, “i dati confermano un quadro economico e sociale ancora contraddittorio e dall’andamento altalenante. Si conferma la difficoltà di trasformare la crescita del Pil in una migliore qualità della vita delle famiglie, aspetto che spiega anche il forte spostamento di consenso verso i partiti populisti nelle ultime elezioni politiche. Per quanto riguarda la Basilicata – continua Gambardella – ci preoccupano i dati sull’occupazione e sull’istruzione, temi che dovrebbero occupare il primo posto dell’agenda del consiglio regionale che invece in questi giorni ha dimostrato tutta la sua lontananza dai concreti bisogni delle persone. Per incidere positivamente sul tenore di vita delle famiglie lucane – conclude il segretario della Cisl – servono politiche in grado di redistribuire la ricchezza prodotta, in particolare con misure per l’occupazione e la difesa delle fasce sociali più fragili”.