Saranno in migliaia i pensionati, i lavoratori, i giovani e i cittadini lucani che si recheranno a Roma sabato 9 febbraio per la mobilitazione unitaria nazionale #FuturoalLavoro indetta da Cgil, Cisl e Uil a sostegno della piattaforma con la quale le tre confederazioni avanzano le loro proposte e chiedono al Governo di aprire un confronto serio e di merito sulle scelte da prendere per il Paese. A illustrare le ragioni della manifestazione i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Basilicata, Angelo Summa, Enrico Gambardella e Carmine Vaccaro, in una conferenza stampa che si è svolta oggi a Potenza. I segretari hanno spiegato che le organizzazioni sindacali regionali hanno messo a disposizione 30 pullman in partenza da tutto il territorio per un totale di circa 1.500 persone. Creazione di lavoro di qualità, investimenti pubblici e privati a partire dalle infrastrutture, politiche fiscali giuste ed eque, rivalutazione delle pensioni, interventi per valorizzare gli assi strategici per la tenuta sociale del Paese a partire da welfare, sanità e istruzione, pubblica amministrazione e rinnovo dei contratti pubblici, maggiori risorse per giovani, donne e Mezzogiorno. Queste le maggiori richieste dei sindacati.
Per il segretario generale della Cgil Summa “se non riparte il Sud, non riparte l’Italia. L’unica strada in grado di offrire un futuro è quella di un federalismo solidale, partendo dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni per tutti gli italiani, così come previsto dalla Costituzione. Stiamo da tempo pagando un prezzo altissimo in termini di perdita di occupazione e carenza di servizi. L’elemento che è mancato, e che continua a mancare, è la leva pubblica. Invece questo governo che si auto-definisce del cambiamento sta ripercorrendo sentieri già noti e i cui esiti hanno prodotto effetti devastanti. Da questo governo non c’è risposta per il Sud. E con il Sud sono scomparse le parole-chiave dell’emergenza meridionale: caporalato, lavoro nero, lavoro povero, infrastrutture sociali, spopolamento, denatalità, emigrazione dei giovani e degli adulti, disuguaglianze. Ripartire dal Mezzogiorno significa ripartire dal lavoro, dall’innovazione, dalla costruzione delle infrastrutture, dalla garanzia dei servizi e dei presidi per assicurare i diritti di cittadinanza su tutti i territori. Per queste ragioni la manifestazione del 9 febbraio assume una forte valenza, un’occasione per parlare a un Mezzogiorno smarrito, tenuto in ostaggio da una classe dirigente e politica che continua a mostrarsi non all’altezza delle proprie responsabilità e del proprio compito”.
“Il governo deve cambiare registro – ha aggiunto il numero uno della Cisl Gambardella – perché avere un largo consenso nei sondaggi non significa avere sempre ragione. La storia recente di questo paese dovrebbe consigliare maggiore umiltà e propensione al dialogo con le parti sociali. Cgil, Cisl e Uil hanno delle proposte serie da fare al Paese per far ripartire la crescita e il lavoro. Noi non aspettiamo che la nave affondi per poi dire che avevamo ragione, ma cerchiamo di far valere adesso le nostre ragioni per cambiare la linea economica del governo e per invertire la preoccupante tendenza al ribasso dell’economia italiana. L’Italia riparte se riparte la fiducia, se ripartono gli investimenti e il lavoro e se i partiti della maggioranza smettono di litigare sulle grandi opere che servono a collegare il Nord al Sud e l’Italia all’Europa e a mettere in sicurezza un territorio troppo fragile, come dimostra la vicenda di Pomarico. Si tratta di avere un’idea dell’Italia tra vent’anni. E purtroppo questo governo dimostra di pensare solo al presente. Quanto al Sud, il silenzio che è caduto sulle politiche per il rilancio del Mezzogiorno è preoccupante perché con le proposte che circolano sul federalismo differenziato il divario economico e sociale tra le due aree del paese è destinato ad aumentare. Su questo il silenzio del governo è assordante e noi scendiamo in piazza per dire che il paese o riparte tutto insieme o non riparte”.
In conclusione il segretario della Uil Vaccaro ha osservato che “i dati economici ci dicono che il Paese è in recessione e pertanto si richiedono misure adeguate a fronteggiare la crisi economica, produttiva e occupazionale, rilanciando il tavolo della contrattazione in termini decisamente più efficaci e meno formali. L’occupazione con contratti stabili continua a perdere terreno, a fronte di aumenti di quella flessibile e discontinua. Inoltre, il tasso di disoccupazione dei giovani vede percentuali ancora troppo elevate. Non siamo quindi critici su reddito di cittadinanza e quota 100 ma riteniamo che il Mezzogiorno sia comunque penalizzato. Nella manovra ci sono solo tagli consistenti alle risorse finalizzate al Sud e misure spot a somma zero. Servono interventi che rilancino il lavoro, le politiche industriali, anche attraverso piani di investimento in opere infrastrutturali, materiali e sociali. Ribadiremo in occasione della manifestazione unitaria che ai fini della crescita, anche occupazionale, lo strumento principe è investire maggiormente in infrastrutture, sia materiali che immateriali, una misura fondamentale specie in Basilicata per affrontare i programmi di Matera 2019 e puntare allo sviluppo. In tutto questo l’edilizia e il comparto dei lavori pubblici possono essere il volano per far ripartire l’economia”.