Garantire il diritto alla salute e la serenità dei lavoratori in vista della progressiva ripresa delle attività produttive. A chiederlo, i segretari generali di Cgil Cisl Uil, Summa, Gambardella e Tortorelli, in una lettera inviata ai prefetti di Potenza e Matera. I sindacati rivendicano di aver assunto all’indomani della firma del protocollo nazionale sulla sicurezza un atteggiamento “responsabile e collaborativo dando positiva interpretazione ai concetti di continuità di filiera e alla necessità di sostenere il sistema produttivo lucano e con esso l’occupazione e la capacità di produrre reddito”.
Di qui la decisione di accettare “senza esitazioni le dichiarazioni di chi, per riprendere le attività aziendali, si è impegnato al pieno rispetto delle prescrizioni fissate dal Dpcm del 22 marzo”, norme che per Cgil Cisl Uil sono “condizione necessaria e irrinunciabile per consentire la continuità produttiva delle imprese e parte integrante dell’organizzazione del lavoro dei siti che riprendono la propria attività”.
Cgil Cisl Uil chiedono ai prefetti di Potenza e Matera “quale condizione propedeutica per affrontare la futura fase di progressivo ampliamento delle attività consentite, di predisporre un’adeguata azione di verifica del rispetto delle prescrizioni di sicurezza e prevenzione e di istituire, contestualmente, un apposito tavolo di monitoraggio che preveda la presenza dei soggetti istituzionali addetti al controllo e delle organizzazioni di rappresentanza datoriale e dei lavoratori”.
Per Summa, Gambardella e Tortorelli “in vista della graduale risalita produttiva annunciata dal governo è quanto mai opportuno verificare il rispetto in ogni azienda delle misure di prevenzione del contagio al fine di consentire un ritorno al lavoro in tutta sicurezza e serenità. In particolare, andrà valutata l’effettiva consegna ai lavoratori dei dispositivi di protezione individuale e la sanificazione continua di tutti gli ambienti di lavoro. È un lavoro che va fatto subito in modo da farsi trovare preparati quando saranno allentate le maglie del blocco produttivo”.
“Gli esperti ci dicono che per un periodo non breve dovremo convivere con il virus adottando nuovi stili di vita e nuove modalità organizzative in campo lavorativo. La realizzabilità di tutto ciò dipende in larga parte dalla capacità delle istituzioni preposte di monitorare il rispetto delle regole collaborando con la rete degli Rls e con le organizzazioni sindacali. L’obiettivo è rimettere in moto il motore produttivo della nostra regione in condizioni di massima sicurezza attraverso un sistema di vigilanza capillare in grado di segnalare e correggere in tempo reale eventuali situazioni anomale, perché prima di tutto viene la sicurezza di chi lavora”.
“Riteniamo che la ripartenza debba avvenire nella massima trasparenza dei dati e dell’attuazione delle normative nazionali, regionali e comunali, numerose e spesso molto diversificate. Un buon punto di partenza è il recente rapporto dell’Istat ha tracciato la mappa, aggiornata a marzo, delle attività economiche dell’industria e dei servizi privati sospese e attive, calcolando il peso in termini di addetti per ciascun settore. Dallo studio emerge che in molte regioni del Mezzogiorno oltre la metà dei comuni fanno registrare una quota di addetti appartenenti ai settori aperti superiore al valore medio nazionale. La Basilicata, insieme a Sicilia e Calabria, sempre secondo l’Istat, è oltre la media del 55,7% degli italiani che si reca in ufficio o in fabbrica”.
“Il dettaglio territoriale restituisce ancora una volta l’immagine di un paese diviso, dove le restrizioni prese per contenere la diffusione del coronavirus hanno bloccato più lavoratori al Nord che al Sud. È dunque prioritario fare una ricognizione in tutti i comuni della regione, a partire dai capoluoghi e dai centri medio-grandi, per aggiornare i dati alla nuova situazione determinata dal Dpcm del 10 aprile”.