La pandemia da Covid-19 ci consegna uno scenario molto più complesso e frammentato di quello che ci lasciamo alle spalle del febbraio 2020, siamo all’interno di una transizione della quale vagamente intuiamo alcune caratteristiche, ci accingiamo a vivere una trasformazione per rifondare un nuovo paradigma dell’ organizzazione del vivere sociale, e dell’ organizzazione sanitaria sul nostro territorio, che va profondamente ripensata e questo necessario ripensamento non può avvenire in modo adeguato e rispondete ai bisogni, senza il coinvolgimento attivo degli attori sociali. Si apprende che il Governo regionale si appresta a varare un nuovo piano socio-sanitario, al momento non si sa bene da chi elaborato, ma chiediamo che sulla riforma della sanità e sulla futura medicina del territorio ci sia una condivisione di alcune premesse.
Il piano regionale socio – sanitario 2018-2020 è stato elaborato con il supporto della SDA Bocconi School of Management ed è in gran parte ancora inattuato, il piano contiene un eccellente quadro descrittivo del contesto socio-demografico ed epidemiologico nonché del contesto orografico e del contesto socio-economico e occupazionale, con una attenzione alle comunità fragili e alle diseguaglianze.
Il piano socio-sanitario si definisce come un documento aperto al confronto con le parti sociali, confronto che ad oggi non è ancora avvenuto in maniera compiuta, in particolare nella seconda parte che individua le strategie, gli indirizzi e le modalità operative per una efficace integrazione sociosanitaria e la costruzione e l’attuazione della Rete Regionale Integrata dei Servizi. Molto spesso accade che la Regione Basilicata abbia a disposizione documenti di studio e programmazione commissionati e di ottima qualità, ma che poi difficilmente vengono tradotti in azione amministrativa che dia ai cittadini quei bellissimi e necessari servizi descritti nei documenti. Ecco un primo impegno.
Altra premessa per una discussione sulla riforma sanitaria è la centralità assoluta della sanità pubblica, con un rapporto complementare e virtuoso con la sanità privata, che deve essere sanità privata accreditata, non è infatti più rinviabile un sistema funzionale di accreditamento in ambito socio –sanitario e socio-assistenziale, che si affianchi alle caratteristiche e alle criticità del territorio, nelle sue diverse articolazioni sia in comunità che nelle strutture organizzative.
La Sanità è fondamentale resti un bene pubblico a cui tutti possano accedere al di là delle risorse economiche di cui dispongono, deve saper integrare il ruolo dell’ospedale con la medicina territoriale, l’aspetto sanitario con quello sociale.
Ed ancora, appunto, priorità ad una medicina radicata nel territorio attraverso le case della cura, o comunque una presenza capillare di strutture non strettamente ospedaliere per acuzie.
Un grande investimento nella medicina della prevenzione e della promozione dei corretti stili di vita, una riduzione significativa delle liste di attesa che incidono sulla emigrazione sanitaria e sui livelli essenziali di assistenza. La sanità lucana deve saper gestire anche in maniera innovativa e con il supporto delle tecnologie alcune criticità pesanti come l’invecchiamento, la cronicità, la disabilità, le risorse scarse, le disuguaglianze sociali e territoriali, la mancanza di coordinamento, la scarsa efficienza gestionale e temporale, gli stili di vita inadeguati.
Enrico Gambardella
Segretario generale della Cisl Basilicata