“Finalmente i 327 lavoratori che avevano partecipato oltre un anno fa all’avviso pubblico del ‘Programma reddito minimo inserimento. Inserimento in attività del settore idraulico-forestale di ulteriori lavoratori fuoriusciti dalla platea della mobilità ordinaria e in deroga’ e che erano risultati ‘ammissibili e non finanziabili per indisponibilità di risorse’ vedono uno spiraglio di luce. La Giunta Regionale ha deliberato finalmente lo scorrimento della graduatoria”. È quanto riportano in una nota congiunta le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil.
“Tutto questo è stato il risultato di un continuo confronto delle organizzazioni sindacali sia a livello confederale che con le federazioni di riferimento con la Regione per individuare percorsi sostenibili al fine di consentire a questo gruppo di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo di rimanere comunque agganciati ad un progetto di reinserimento lavorativo.
Questa esperienza di ricollocazione di lavoratori marginalizzati dal mercato del lavoro è frutto di una scelta politica redistributiva forte: ricordiamo che le risorse per avviare il programma furono recuperata dall’abolizione della card carburante che era destinata a tutti cittadini lucani provvisti di patente automobilistica a prescindere dal reddito, per indirizzarle verso fasce di cittadini più svantaggiati”.
“Altro elemento positivo da non trascurare è che tutto ciò è stato frutto di un’azione condivisa e coordinata tra Regione e organizzazioni sindacali lucane nei confronti del ministero dello Sviluppo economico per consentire l’adozione dei provvedimenti normativi necessari perché il tutto si realizzasse. L’avvio di una macchina così complessa ha evidenziato una serie di criticità organizzative che ha prodotto una sequenza di disagi ai lavoratori ma che una volta andati a regime riteniamo che tutto il processo si potrà svolgere in maniera più efficiente. Per i prossimi anni riteniamo che sia necessario avviare un proficuo confronto con l’ente regionale per individuare progetti e risorse aggiuntive per aumentare il numero delle giornate lavorative”.