L’aumento esponenziale dei contagi di questi giorni evidenzia la condizione del sistema sanitario, costretto a rincorrere l’evoluzione della diffusione della pandemia sull’intero territorio nazionale. I fatti di questi ultimi giorni hanno evidentemente smentito il generalizzato ottimismo che aveva caratterizzato il finale della scorsa primavera e l’intera estate, facendo in qualche modo dimenticare un’infelice pagina della sanità nazionale e lucana e affermando una sensazione di scampato pericolo che ha nascosto, durante la gaudente pausa estiva, gli evidenti segnali di una condizione solo sopita, grazie alle drastiche misure restrittive adottate, ma non del tutto esaurita.
Purtroppo, i numeri relativamente bassi registrati nei giorni scorsi in Basilicata hanno alimentato un immotivato ottimismo, espresso anche attraverso alcune dichiarazioni del presidente Bardi secondo il quale il sistema sanitario lucano avrebbe retto bene la fase dell’emergenza. Dichiarazioni che oggi appaiono quanto mai anacronistiche. Se pure si volesse considerare veritiera tale affermazione, sarebbe comunque necessario chiedersi quale prezzo sia stato pagato per ottenere un tale positivo risultato.
Pur volendo evitare di dilungarci in analisi che, di questi tempi, potrebbero essere tacciate di faziosità, vogliamo comunque solo ricordare il lungo periodo di chiusura totale dei siti ospedalieri ad ogni genere di intervento o cura che non fosse riconducibile al Covid-19. Un blocco che ha generato sofferenze e preoccupazioni nelle famiglie lucane e una, probabilmente insanabile, crescita delle liste di attesa per le prestazioni specialistiche.
La pandemia ha evidenziato la debolezza di un modello sanitario regionale che ha abbandonato il territorio per concentrarsi con mezzi e risorse umane sulle due aziende ospedaliere di Potenza e Matera, evidenziando l’assenza di una politica di coordinamento e sostegno alla rete dei medici di base, letteralmente abbandonati a se stessi se non per proiettarli, senza mezzi e strumenti adeguati, a fronteggiare l’emergenza nelle aree interne regionali.
Abbiamo sofferto per la carenza dei dispositivi di protezione per il personale sanitario, le forze dell’ordine, i lavoratori dei trasporti e degli altri servizi essenziali. Abbiamo preso atto della carenza dei tamponi e di un sistema sanitario regionale che, in regime di emergenza, ha scoperto di avere un numero largamente insufficiente di postazioni di terapia intensiva, tanto da fa sorgere più di un sospetto che alcuni decessi siano stati causati proprio dai ritardi nei ricoveri o dal mancato accesso alle terapie più avanzate.
Non cito, perché note a tutti, le vicende degli ospedali da campo donati dal Qatar, della mancata individuazione delle residenze di cura post Covid, della mancata costituzione di un nucleo di operatori sanitari dedito alla valutazione del tracciamento del contagio sul territorio, del trasferimento in altre regioni di alcuni medici anestesisti proprio nel periodo topico dell’emergenza, delle difficoltà nel reperire personale medico e infermieristico o perfino dei ritardi con cui si è fatto ricorso allo scorrimento delle graduatorie già esistenti presso ASP, ASM e aziende ospedaliere.
Tutti fatti che nei mesi passati hanno alimentato polemiche e cronache giornalistiche. La nostra perplessità di oggi è dovuta alle dichiarazioni del presidente Bardi che, nonostante l’esperienza di questi mesi passati o forse proprio in ragione di questa, ha affermato che il governo regionale, fin dal 2 luglio scorso, prevedendo proprio la recrudescenza autunnale della pandemia, ha approntato un piano d’emergenza.
Ebbene, proprio in ragione di queste affermazioni, riteniamo lecito chiedere il motivo del drammatico ritardo della gara, andata poi deserta, per l’approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali.
Perché ad oggi non sono state individuate le residenze per i contagiati a bassa intensità che sopperiscano alle problematiche evidenziate dall’applicazione della quarantena fiduciaria che da tempo è considerata negli ambiti medici un pannicello caldo?
Perché non è stata costituita un’unità operativa regionale dedita esclusivamente al tracciamento necessario a circoscrivere le aree del contagio e a individuare più facilmente gli asintomatici?
Perché non si è riconosciuta la priorità del trasporto pubblico, ma anche la potenziale pericolosità, e non si sono trovate soluzioni per potenziare e migliorare il servizio?
Perché non sono stati considerati gli appelli del mondo della scuola, dei sindacati e degli operatori sulla necessità di definire un piano ben prima della sua apertura per prevenire l’attuale emergenza che sta minacciando la regolarità didattica e gli equilibri delle famiglie?
Insomma, questo fantomatico piano d’emergenza di cui parlano il presidente Bardi, l’assessore Leone e il direttore Esposito se non contemplava questi pur prevedibili punti di criticità allora cosa conteneva?
La Cisl, che per sua natura non ama la polemica e tantomeno la faziosità e ha nutrito sempre un naturale rispetto delle istituzioni e dei ruoli di governo, si chiede se non sia giunto il momento che il presidente Bardi spieghi a tutti i lucani il motivo delle sue affermazioni che, seppur espresse con l’abituale pacatezza e gli usuali toni paternalistici, appaiono improntate più a un ingiustificato fatalismo che a un piano che avrebbe dovuto prevedere e programmare le necessarie azioni di contrasto ad un “destino cinico e baro” che ha portato la Basilicata a perdere il primato estivo della regione a 0 contagi e ad avere un rapporto contagi/abitanti tra i più alti d’Italia.
Per questo riteniamo che, prima ancora di richiedere ed eventualmente costituire delle cabine di regia, che pure potrebbero essere utili luoghi di confronto e condivisione sociale, sia necessario e non più rinviabile una seria e attenta analisi delle responsabilità di chi ha generato questa situazione e nel contempo una altrettanto necessaria immediata individuazione delle priorità delle azioni da mettere in campo.
I medici e gli infermieri, i pensionati, i lavoratori della scuola e dei trasporti, quelli delle pubbliche amministrazioni, delle fabbriche e dell’agricoltura della Cisl ritengono che le odierne misure varate con l’ordinanza regionale n. 39 siano una risposta ancora insufficiente all’incombente pericolo di un ulteriore aumento dei contagi nel nostro territorio e che, se davvero si vuole evitare il lockdown totale che ha messo in ginocchio nei mesi scorsi l’economia, le produzioni, i servizi e l’istruzione dell’intero paese, sia necessario intervenire immediatamente con maggiore incisività sui trasporti, tra i principali veicoli di contagio, stanziando risorse per aumentare i servizi sul territorio e articolando un piano regionale integrato per governare la mobilità e la didattica in presenza e a distanza e non lasciare il tutto al libero arbitrio, spesso basato su motivi diversi dal semplice buon senso, del Cotrab e dei dirigenti scolastici.
È della massima urgenza e necessità chiamare i sindaci, le parti sociali, la direzione scolastica regionale e il Cotrab ad un’azione concertativa per definire il Piano Emergenziale Integrato della Scuola e dei Trasporti della Basilicata. Allo stesso tempo è necessario che si attivi immediatamente, come sta venendo già in altre regioni, una campagna di tamponi per la popolazione scolastica regionale, ormai individuata come uno dei maggiori elementi di rischio per la trasmissione del contagio, predisponendo un piano di educazione e prevenzione del contagio indirizzata alla popolazione più giovane.
Si individuino subito le residenze di cura per i casi a bassa intensità, sfruttando anche la rete ospedaliera periferica, per liberare posti nei reparti del San Carlo e del Madonna delle Grazie.
Si attrezzino, con urgenza, più unità operative territoriali per l’analisi e il tracciamento dei contagi, strumento indispensabile per circoscrivere le aree a cui destinare le misure restrittive che altrimenti, per forza di cose, dovranno essere generalizzate.
Per non sospendere le produzioni e immobilizzare l’economia regionale, si potenzino le azioni di prevenzione e sicurezza al contagio per i lavoratori attraverso la sottoscrizione di un protocollo unico con le associazioni datoriali per costituire e dare operatività in tutti i posti di lavoro dei comitati per la sicurezza, con il relativo impegno del governo regionale ad approvare un’apposita legge regionale che, nel recepirne il funzionamento, crei, contestualmente, un’apposita struttura di supporto di medicina legale del lavoro.
Si continui a garantire il diritto alla saluti per tutti i cittadini tenendo aperti gli ospedali per la cura di tutte le patologie estranee al Covid-19, potenziando subito le strutture di assistenza territoriale e sostenendo l’azione dei medici di base con una campagna informativa e formativa sulla tele-diagnostica, attraverso anche la dotazione di presidi e strumenti informatici.
L’intero movimento sindacale confederale lucano ritiene che il governo Bardi non possa più sottrarsi a queste responsabilità e debba immediatamente affrontare il tema di come dare un nuovo assetto al governo della sanità e delle politiche sociali regionali e promuovere subito un’azione di coordinamento sociale quale indispensabile strumento di contrasto ad un’emergenza che purtroppo sta assumendo i caratteri dell’incontrollabilità anche in Basilicata.
Enrico Gambardella
Segretario generale CISL Basilicata