Nel linguaggio dei colori il rosso viene generalmente associato alla passionalità, all’energia vitale, alla forza di volontà: da oggi in Basilicata invece sarà sinonimo di resa, capitolazione, fallimento. A nulla sono valse le indiscutibili capacità dell’operoso e paziente popolo lucano che, pure senza una guida sicura, ovvero un governo regionale autorevole e responsabile, erano riusciti, fino ad oggi, ad arginare il totale tracollo, non solo sanitario, ma anche sociale ed economico. La Cisl ha più volte evidenziato che durante la prima fase della pandemia, ormai un anno fa, la Basilicata si è caratterizzata nel panorama nazionale per una capacità di reazione sicuramente superiore a quella registrata nelle altre regioni del Mezzogiorno e rispetto alla media nazionale. I dati in tal senso parlano chiaro. Qui è utile richiamare alcune tendenze che il nostro centro studi sta mettendo a fuoco in un ampio approfondimento che sarà pubblicato a breve.
Ebbene, nel 2020, secondo la Svimez, i valori degli indicatori più importanti per evidenziare le debolezze del sistema Paese alla luce dell’emergenza Covid-19, quali il digital divide, la debolezza della pubblica amministrazione, il divario nei diritti di cittadinanza, hanno registrato nella nostra regione numeri certamente gravi ma minori rispetto alle altre regioni del Sud. In altri termini, la Basilicata ha dimostrato una capacità di resilienza del suo tessuto sociale e produttivo che solo agli occhi degli osservatori meno attenti e abitualmente attestati su posizioni ideologicamente catastrofiste poteva risultare sorprendente. La resilienza del popolo lucano si conferma anzi un suo tratto antropologico del tutto peculiare che andrebbe tenuto in debita considerazione quando si immaginano e progettano le politiche di sviluppo territoriale.
Purtroppo, alla capacità elastica della società lucana nelle sue varie articolazioni di adattarsi agli eventi che hanno funestato il 2020 e questo primo scorcio di 2021, ha fatto e continua a fare da contraltare l’inconsistenza, l’impalpabile azione di un governo regionale che, nato con propositi quasi palingenetici, si è arenato in un più tranquillo trantran senza sussulti o particolari guizzi di fantasia, se si esclude la certosina opera di occupazione delle prime, seconde, terze e finanche quarte linee della burocrazia regionale. Il generale Bardi ha preferito, evidentemente mal consigliato, coltivare la solitudine nelle istituzioni piuttosto che aprire, come promesso, una stagione di confronto e di partecipazione democratica.
Nel fondamentale “L’arte della guerra” Sun Tzu scriveva: “Se sei certo della tua inferiorità stringi alleanze: la responsabilità delle tue scelte diventerà di tutti e non potrà esservi sconfitta, il generale sarà preservato”. Ho buone ragioni per pensare che il presidente conosca a memoria questo passo di Sun Tzu e ne comprenda l’alto senso morale e pedagogico. Detta in maniera più prosaica: se i vincoli della politica ti impediscono di avere il migliore dei governi possibili, la soluzione del confronto sociale è la via maestra per uscire dall’impasse amministrativa in cui la crisi pandemica ha precipitato la giunta regionale. La nuova zona rossa è il sigillo ministeriale su una gestione che considerare fallimentare è un eufemismo. Abbiamo in altra sede evidenziato tutte le mancanze che hanno portato alla situazione attuale. Qui le riassumo brevemente: mancanza di programmazione, immobilismo amministrativo, sottovalutazione dei rischi, assenza di confronto con i corpi sociali intermedi.
Una miscela che è frutto di miopia politica, condita dalla pervicace insistenza, al limite dell’autolesionismo, sul principio – sempre evocato – di autosufficienza della maggioranza quale unica depositaria e interprete della sovranità popolare. Che poi questo determini una irrisolvibile tensione tra legittimazione formale e fiducia sostanziale delle istituzioni – come ci spiegano i più autorevoli studiosi di scienza politica – è questione che non sembra urtare la sensibilità dei nostri attuali governanti. Il rischio è un ulteriore scadimento della fiducia dei cittadini nella politica e, peggio ancora, nelle istituzioni democratiche.
È in questi difficili frangenti, quando cioè le istituzioni sono messe alla corda dagli eventi, che una forza responsabile come la Cisl risponde presente e si mette a disposizione nell’interesse dei lucani. Del resto, la recente storia repubblicana è costellata di momenti in cui il sindacalismo confederale ha giocato un ruolo fondamentale per i destini del paese. Al presidente Bardi ribadiamo la nostra disponibilità al dialogo se saprà mettere da parte i cattivi consiglieri e aprirsi al vero confronto con le parti sociali. Scoprirà che in questi mesi abbiamo elaborato idee, strategie, proposte, visioni per fare della pandemia – che ha messo a soqquadro le nostre esistenze e in molti casi strappato i nostri affetti più cari – un’opportunità di modernizzazione della nostra regione, forse l’ultima di un qualche apprezzabile spessore per disponibilità di risorse e ampiezza di campo. Se non ora, quando?
Enrico Gambardella
Segretario generale della Cisl Basilicata