«La localizzazione in Valbasento di una parte significativa degli investimenti legati alla cosiddetta hydrogen valley rappresenta un nuovo inizio per questo territorio e proietta la Basilicata sulla frontiera delle energie rinnovabili di ultima generazione». È quanto sostengono il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo e il segretario generale della Femca Cisl Basilicata Francesco Carella evidenziando l’importanza che ad ottenere il finanziamento di 10 milioni di euro per la realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde sia una realtà del settore energetico già presente in Valbasento e che con questo investimento si radica ancora di più sul territorio.
«È importante – spiegano – attrarre nuove imprese ma allo stesso tempo è fondamentale sostenere le aziende che hanno già scommesso sul territorio investendo e creando posti di lavoro come testimonia il caso positivo della Greenswitch». Secondo Cavallo e Carella «questo risultato è stato possibile grazie alla positiva sinergia istituzionale e al dialogo con le forze economiche e sociali della regione a testimonianza di quanto sia importante per lo sviluppo di progetti complessi una governance aperta e partecipata con i soggetti del territorio».
«Da tempo la Cisl sostiene la necessità di riprendere la stagione dei grandi patti e accordi di programma per fare delle transizioni ambientale e digitale, non spauracchi, bensì finestre di opportunità per la crescita e lo sviluppo della nostra regione. Per recuperare i ritardi accumulati nei confronti della Cina, vero leader nel settore delle rinnovabili con oltre 1.000 GW di potenza istallata, l’Europa ha bisogno di accelerare gli investimenti sul fronte delle energie pulite e la Basilicata, con la hydrogen valley, si candida ad essere protagonista del futuro energetico del nostro paese».
Di qui la necessità, secondo Cavallo e Carella di «costruire una politica industriale per il Mezzogiorno che sostenga i processi di riconversione energetica ripartendo dai suoi punti di forza: 95 mila imprese manifatturiere, la metà concentrata nelle filiere automotive, aerospazio, moda, agroalimentare e farmaceutico, con 15 miliardi di valore aggiunto, 23 miliardi di export e 270 mila occupati diretti. Se fosse uno Stato il Sud sarebbe l’ottava manifattura d’Europa. Dobbiamo partire da questi numeri e da una nuova narrazione del Mezzogiorno come volano di sviluppo e lavoro per tutto il paese», concludono i due sindacalista della Cisl.