Cavallo a Cuore Economico: «Digital divide, sanità, formazione e innovazione sfide chiave per il territorio»

«Investire nella formazione». Questa è la principale mossa, secondo il segretario di Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, per vincere le nuove sfide in ambito lavorativo. Il numero uno lucano di Cisl analizza le trasformazioni delle competenze e degli strumenti richiesti dal mondo del lavoro chiedendo, allo stesso tempo, maggiore serietà, concretezza e coraggio nelle scelte da assumere. Si tratta di caratteristiche che devono essere messe in campo anche per risolvere definitivamente la questione Stellantis, in un’ottica di tutela dei posti di lavoro. In vista delle oramai imminenti elezioni regionali in Basilicata, Cavallo rimarca la necessità di costruire un patto sociale fondamentale per assicurare un futuro sostenibile e prospero alla comunità lucana.

In un mondo del lavoro in continua trasformazione, dove cambiano gli strumenti, emergono nuove competenze ma anche nuovi fattori di rischio. Quali i punti che, secondo voi, dovrebbero essere maggiormente attenzionati?

«L’innovazione tecnologica è una sfida anche per il movimento sindacale e richiede un impegno costante per aggiornare il catalogo dei diritti e gli strumenti di tutela dei lavoratori. Si pensi al tema attualissimo dell’intelligenza artificiale o allo smart working. Parliamo di trasformazioni che stanno cambiando in profondità i contenuti del lavoro e i modelli organizzativi delle imprese. La ricetta della Cisl è puntare sulla formazione continua dei lavoratori per aggiornare le competenze e fare delle innovazioni un’opportunità di crescita per tutti, per i giovani che escono da un percorso scolastico o universitario e per i lavoratori più anziani che rappresentano un patrimonio di esperienza e di conoscenze da salvaguardare. C’è un grande tema, soprattutto per la nostra regione, che è il digital divide. Basti pensare che solo un terzo delle famiglie lucane risiede in una zona servita da una connessione a internet ad altissima capacità, contro una media nazionale del 53,7 e meridionale del 52,5 per cento. Dobbiamo recuperare il tempo perduto finora e lavorare per fare in modo che la tecnologia non alimenti nuove forme di esclusione sociale. Per questo il dialogo tra le parti sociali e la contrattazione collettiva rimangono strumenti fondamentali per gestire i cambiamenti e garantire che i benefici dell’innovazione siano condivisi equamente. È vitale mantenere spazi di dialogo costruttivo tra lavoratori, sindacati, imprese e istituzioni per affrontare le sfide presenti e future del mondo del lavoro e promuovere una transizione digitale giusta, investendo sulle competenze e sulle infrastrutture digitali».

Capitolo Stellantis, quali sono gli aggiornamenti?

«Sposo a pieno quanto detto nei giorni scorsi dal segretario dei metalmeccanici Gerardo Evangelista. La situazione attuale richiede serietà e chiarezza perché la sfida che dobbiamo affrontare, quella della transizione verso il paradigma della mobilità elettrica, è complessa. Questo non è il momento di piantare le bandierine ma di lavorare insieme e affrontare i problemi con determinazione, sapendo che il nostro mandato di forza sindacale è difendere le lavoratrici e i lavoratori»

Cosa chiedete in particolare?

«Chiediamo visione negli obiettivi e chiarezza sugli strumenti e sulle risorse che servono ad accompagnare questa fase di transizione. Lo chiediamo al Governo nazionale e anche a quello regionale, presente e futuro. A Melfi c’è un piano da implementare con i nuovi modelli che è la pietra angolare per costruire il futuro, non solo dello stabilimento Stellantis ma anche dell’indotto in cui si concentrano le maggiori preoccupazioni. C’è un ragionamento avanzato sull’area di crisi complessa che va accelerato. È importante anche l’annuncio della costituzione dei tavoli per ogni stabilimento dove approfondire le singole mission produttive. Ora si tratta di passare dai piani e dalle intenzioni alle azioni concrete, agendo sia sulla riconversione della filiera e sugli eco incentivi, sia sullo sviluppo di una rete di ricarica capillare, perché il mondo corre veloce e non aspetta noi».

La sanità resta un fattore di criticità nell’intero Paese. In terra lucana, come si sta cercando di migliorare il servizio sanitario? Come si dovrebbe intervenire?

«I riflettori del sindacato sono da tempo accesi e puntati sul sistema sanitario regionale. La Cisl ha fatto proposte che sono ragionevoli e sostenibili per una sanità che sia in grado di rispondere prima di ogni cosa ai bisogni di salute dei suoi cittadini. Serve un cambio di rotta sulle liste di attesa e nel miglioramento della qualità delle prestazioni per frenare l’emigrazione sanitaria. Nel contesto demografico attuale, caratterizzato da una crescente prevalenza di anziani e da un aumento della domanda di servizi sanitari e assistenziali, non possiamo rimanere fermi. C’è una crescente incidenza delle cronicità, legate proprio all’invecchiamento della popolazione, che va affrontata innovando i modelli organizzativi di presa in carico del bisogno. Il territorio, come sosteniamo da anni, deve tornare ad essere il fulcro di un sistema sanitario ramificato e strutturato per livelli di intensità, integrato con i servizi sociali e con il privato sociale in una logica di sussidiarietà».

In Basilicata sembra accelerare la desertificazione bancaria. Un trend che mette a rischio servizi fondamentali per la comunità.

«I dati diffusi nei giorni scorsi dalla nostra federazione dei bancari sono eloquenti: in oltre 60 comuni non ci sono più sportelli bancari e in altri 30 è rimasto un solo sportello, tutto ciò mentre le banche macinano utili. C’è un tema di responsabilità sociale che le imprese bancarie non possono eludere in ragione della loro stessa natura, e poi c’è un tema più generale che riguarda il futuro delle aree interne della nostra regione. Non a caso abbiamo posto questo tema come uno dei pilastri del documento strategico che stiamo mettendo a punto e che presenteremo nelle prossime settimane alle forze politiche. Il progressivo impoverimento della rete dei servizi essenziali, come scuole, asili, ambulatori, uffici postali e bancari, ha ulteriormente accelerato i processi di marginalizzazione delle aree interne e montane. Occorre perciò ripartire dal territorio e lavorare per ricostruire il tessuto connettivo che lega le comunità e tiene in vita la nostra regione».

Prosegue la mobilitazione della Cisl contro le morti e gli infortuni su lavoro. Quali sono le richieste per contrastare questi tristi fenomeni?

«Sul tema della sicurezza non basta più indignarsi: bisogna fermare questo stillicidio di vite innocenti. In queste settimane siamo impegnati in una marcia della responsabilità, per usare le parole di Luigi Sbarra, per un lavoro sicuro e dignitoso, con assemblee nei luoghi di lavoro e incontri nei territori. Sul piano giuridico serve una strategia nazionale di contrasto ai tanti infortuni e alle malattie professionali, un risultato che si può raggiungere costruendo un grande patto tra il Governo, le imprese, le organizzazioni sindacali, le Regioni e gli enti locali. Sulla sicurezza non ci devono essere divisioni. Ci sono avanzamenti nel confronto con il Governo e alcune decisioni che reputiamo importanti, come la patente a punti per le imprese, il potenziamento degli organici ispettivi e gli investimenti in formazione e prevenzione. Non molliamo di un millimetro e vigileremo affinché le intenzioni si traducano rapidamente in fatti concreti».

La vostra realtà continua a dialogare con i giovani per farli avvicinare al sindacato. Qual è la risposta dei ragazzi?

«La risposta dei ragazzi è assolutamente positiva. Lo misuriamo nell’adesione ai nostri percorsi formativi, pensati proprio per avvicinare nuove leve al mondo della Cisl. Questi incontri sono fondamentali per trasmettere i valori del sindacato e le competenze necessarie per una contrattazione efficace, coinvolgendo attivamente le nuove generazioni nel dialogo sociale. È un lavoro che facciamo non ‘per’ ma ‘insieme’ ai giovani perché riteniamo che le nuove generazioni abbiano molto da insegnarci e tanto da raccontare sui nuovi lavori, sulle loro aspirazioni e desideri. Il nostro approccio ai giovani è di ascolto, aperto alle loro sollecitazioni e suggerimenti. Credo che questo sia il modo giusto per avvicinare i giovani al sindacato».

A breve si voterà in Basilicata per le elezioni regionali. Quali le priorità sull’agenda politica del nuovo governo?

«La Basilicata si trova dentro una cruciale fase di cambiamento che per complessità e profondità delle trasformazioni non può essere gestita unicamente dalla politica. Per questo la costruzione di un patto sociale è fondamentale per garantire un futuro sostenibile e prospero alla nostra comunità. La Cisl da tempo indica la via della partecipazione, sia istituzionale che economica, come l’unica percorribile per governare le grandi transizioni attuali e per rigenerare la democrazia. È per tali ragioni che, in vista delle elezioni regionali di primavera, stiamo predisponendo un documento che vuole essere un atto di generosità verso la comunità lucana e un invito al dialogo alle forze politiche, spesso troppo impegnate ad occuparsi di poltrone per occuparsi seriamente dei problemi dei cittadini. Al centro della nostra proposta c’è il lavoro, quello che c’è e va migliorato investendo sulle competenze e quello che non c’è e va creato investendo su nuove attività. Siamo pronti a socializzare le nostre idee perché siamo convinti che dal confronto possano nascere delle opportunità importanti per la nostra terra».

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