La Cisl Fp diffida l’Asm sul lavoro agile e chiede l’intervento della Regione Basilicata

La Cisl Fp sollecita l’attivazione del lavoro agile, ai sensi dell’art. 76 del Ccnl del comparto sanità 2019-2021, denunciando che «per i dipendenti dell’Azienda sanitaria di Matera le norme contrattuali si applicano con discrezionalità e secondo criteri non ben definiti». In una diffida indirizzata, tra gli altri, al commissario dell’Asm Maurizio Friolo e al direttore generale del dipartimento salute della Regione Basilicata Massimo Mancini, i segretari della federazione cislina del pubblico impiego Pino Bollettino e Antonia Colangelo evidenziano che «l’art. 76 del Ccnl disciplina chiaramente, come mai in precedenza, la possibilità di effettuare la prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile. Ciò nonostante – ricordano Bollettino e Colangelo – lo scorso gennaio l’Asm ha comunicato ai propri dipendenti che il lavoro agile cessava il 30 giugno 2024». Scelta che per la Cisl Fp «è palesemente contraria a quanto previsto dal Ccnl vigente in quanto da contratto la prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile è a beneficio di tutti i dipendenti e non solo dei cosiddetti dipendenti fragili».

Non sono bastate le rimostranze e le interlocuzioni avvenute per le vie brevi a indurre l’Asm a fare marcia indietro sul congelamento del lavoro agile. Nel corso di un incontro lo scorso 16 maggio la Cisl Fp ha sollecitato l’azienda sanitaria «a definire i criteri del lavoro agile prima del 30 giugno, ovvero entro il termine massimo previsto, al fine di poter dare la possibilità ai dipendenti di poter continuare a fruire di un proprio legittimo diritto. A tutt’oggi, dopo quasi un mese dall’incontro, tutto continua a tacere e nessuna informativa è stata inviata alla nostra attenzione», lamentano Bollettino e Colangelo evidenziando che «i dipendenti dell’Asm sono degni di vedere riconosciuti i propri diritti al pari dei dipendenti delle altre amministrazioni pubbliche».

Di qui la decisione di diffidare l’Asm affinché applichi «immediatamente quanto previsto dall’art. 76 del Ccnl» e al contempo di chiedere al dipartimento Salute e Politiche della persona della Regione Basilicata di «intervenire esplicitamente su questa tematica affinché gli operatori del servizio sanitario regionale abbiano gli stessi diritti, a prescindere dalla sede di lavoro o dalla discrezionalità utilizzata da chi stabilisce regole a volte anche in netto contrasto con le norme. In caso contrario – preannunciano Bollettino e Colangelo – saremo costretti nostro malgrado ad avviare azioni di tutela legale nelle sedi opportune».

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