«Il grave episodio accaduto al centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio accende di nuovo i riflettori sul tema dell’adeguatezza della gestione di tale struttura e su quello delle procedure di controllo e verifica». Lo dichiara la segretaria regionale e responsabile dell’area medicina del territorio della Cisl Medici, Migla Russo. «La morte di un ragazzo 19enne lascia tutti sgomenti, ancor più perché essa è stata anticipata da un tentativo autolesionistico che il giovane aveva messo in atto solo qualche giorno prima, e a seguito di ciò sembra che nulla sia stato messo in atto per salvaguardare il ragazzo da ogni sua possibile vulnerabilità. Oltre che interrogarci se nella struttura di Palazzo San Gervasio siano rispettati gli standard minimi strutturali, sociali e sanitari previsti, ci chiediamo come mai – se risponde al vero quanto riportato dalla stampa in questi giorni – sul luogo non era presente un’assistenza medica pronta ad intervenire. Ricordiamo che la circolare del ministero degli Interni n° 14810 del 21 novembre 2018, sullo schema di capitolato di appalto per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al funzionamento dei centri, detta indicazioni stringenti circa la necessità che negli affidamenti dei servizi presso i centri di permanenza per il rimpatrio sia garantito un “presidio medico fisso situato all’interno della struttura che deve non solo provvedere ad effettuare la visita medica d’ingresso del migrante e gli interventi di primo soccorso sanitario ma anche, in caso di necessità, adottare le misure di profilassi, sorveglianza e soccorso sanitario disponendo l’eventuale trasferimento dell’ospite presso le strutture ospedaliere”. Saranno gli organi preposti ad accertare se le dovute verifiche da parte degli enti di controllo siano state fatte e quali esiti le stesse abbiano avuto. Noi, in quanto organizzazione sindacale di categoria, sollecitiamo l’attivazione all’interno del CPR di Palazzo San Gervasio di un presidio medico fisso h24, ove esso non sia già esistente, anche pensando alla possibilità di un coordinamento di tale presidio di continuità assistenziale da parte dell’ASP di Potenza, in analogia a quanto già avviene per i servizi di medicina penitenziaria».