ADI, per la Cisl Medici «senza un piano dei fabbisogni è paralisi degli accreditamenti»

La Cisl Medici Basilicata esprime preoccupazione per il fatto che «ad oggi non vi è alcun atto di programmazione sanitaria che definisca il piano dei fabbisogni di assistenza domiciliare». Secondo la federazione della Cisl, infatti, sulla scorta di quanto deliberato in sede di Conferenza Stato-Regioni, «le Regioni erano tenute ad attivare, entro 12 mesi, il sistema di autorizzazione e di accreditamento delle organizzazioni pubbliche e private per l’erogazione di cure domiciliari determinando, in particolare, il fabbisogno secondo le funzioni di assistenza individuate in sede di programmazione sanitaria per garantire i livelli essenziali di assistenza». Secondo la Cisl Medici «ciò che rileva dal punto di vista socio-sanitario è il fatto che le procedure di autorizzazione e di accreditamento sarebbero pressoché inutili se non vengono preliminarmente calcolati i fabbisogni sanitari per funzioni. Paradossalmente – osserva il sindacato – ci si potrebbe trovare nella condizione di avere le procedure e di non poter rilasciare, in assenza della definizione dei fabbisogni, il previsto parere di compatibilità alle istanze presentate dalle strutture interessate, parere che è elemento pregiudiziale e imprescindibile per produrre domanda di autorizzazione».

Di qui l’invito della federazione cislina alla Regione Basilicata «a pubblicare tempestivamente i fabbisogni secondo le funzioni di assistenza, al fine di scongiurare quanto già accaduto per la specialistica ambulatoriale ed il relativo budget. Non può che allarmare l’inadeguatezza di un intero apparato regionale che continua a ragionare e ad agire senza una visione organica nell’attivazione dei processi e in difetto di una seria programmazione di prospettiva». A tal proposito, la Cisl Medici ricorda che «la programmazione sanitaria nazionale ha individuato nelle cure domiciliari il setting privilegiato per l’assistenza territoriale, riconoscendo che esse necessitano di una peculiare e complessa organizzazione, di un lavoro di rete che deve coordinare e integrare le varie figure professionali (medici, infermieri, professionisti della riabilitazione, operatori sociali e altre), con particolare attenzione rivolta anche alle attività di supporto e di accesso alla specialistica ambulatoriale, secondo le necessità rilevate». Il sindacato rimarca inoltre che «l’intesa Stato-Regioni rappresenta una delle pietre angolari per sviluppare in maniera organica e sistematica la sanità digitale e la telemedicina sul territorio, perfettamente in linea con la Missione 6 del PNRR».

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