Si è riunito questa mattina a Roma il tavolo nazionale sul settore automotive. Presenti, oltre al titolare del dicastero dello Sviluppo economico Giorgetti, i ministri Franco (economia), Orlando (lavoro), Giovannini (infrastrutture e mobilità sostenibili) e Cingolani (transizione ecologica), tutti a vario titolo coinvolti nel percorso di transizione ambientale della filiera italiana dell’automotive. Presenza massiccia che non è passata inosservata. Per il segretario confederale della Cisl Giorgio Graziani e il segretario nazionale della Fim Ferdinando Uliano la presenza di ben cinque ministri del governo Draghi “rappresenta un segnale importante per un settore che pesa per il 20 per cento del Pil nazionale e che ha un impatto occupazionale di oltre 1,2 milioni di lavoratori”.
Graziani e Uliano hanno ribadito che “la sostenibilità ambientale deve camminare di pari passo con quella sociale e industriale. Bene la volontà illustrata dal governo di dotarsi di uno strumento legislativo per semplificare le procedure e consentire una facilità nell’utilizzo dei fondi stanziati, ma riteniamo che i 7 mld di risorse non possono essere disponibili dal 2025. È necessario partire da subito, i grandi gruppi stanno determinando già da oggi le scelte per il futuro. Del resto lo stop ai motori endotermici al 2035, l’orientamento di molte case automobilistiche allo stop nel 2030 e alcune tendenze rispetto al 2027 legate al motore euro 7, evidenziano l’urgenza della tempistica. Per noi è indispensabile definire una cabina di regia tecnica, per orientare le linee indirizzo dei fondi stanziati sullo sviluppo della componentistica del futuro sia sul versante green, che per la digitalizzazione e la connettività”.
“Servono politiche industriali sui semiconduttori, sull’ elettronica e su tutto il fronte della componentistica. Deve cambiare la strategia del Paese sulle catene del lavoro, anche per gli impatti che si stanno generando sul fronte internazionale. È necessario poi intervenire su grandi produttori a partire da Stellantis per avere la garanzie che le produzioni della componentistica delle auto del futuro salvaguardino le realtà italiane. È necessario poi definire strumenti adeguati di governo della transizione di tutela per i lavoratori coinvolti, sia sul fronte degli ammortizzatori, che quello della formazione professionale. Alcuni primi interventi sono stati fatti ma devono essere rafforzati ulteriormente per evitare licenziamenti”.
Graziani e Uliano hanno detto di condividere “la proposta di avere a disposizione il fondo Sure per finanziare gli ammortizzatori sociali per la transizione. Le definizioni temporali definite a livello europeo sono certamente strette e i vincoli esclusivi su una sola tecnologia sono certamente scelte che mettono a dura prova la compatibilità industriale e sociale per il raggiungimento dei risultati di riduzione Co2, ma questa discussione che sarà al centro del dibattito europeo, non deve essere motivo di ulteriori ritardi sul piano industriale e sulla destinazione delle risorse, anche perché la tendenza è verso le motorizzazioni elettriche e dobbiamo evitare che i ritardi sui fondi per la reindustrializzazione determinino solo saldi negativi sull’occupazione.”