Coopbox, sindacati proclamano lo stato di agitazione dopo annuncio chiusura

Le segreterie provinciali di Cgil Cisl Uil e dei sindacati di categoria Filctem Femca Uiltec hanno proclamato lo stato di agitazione alla Coopbox di Ferrandina con il blocco delle merci in entrata e in uscita. La decisione è stata assunta nella serata di ieri a seguito del confronto con il vertice dello stabilimento che – stando a fonti sindacali – ha annunciato l’imminente chiusura dello stabilimento lucano e il conseguente licenziamento di 40 lavoratori. Nei giorni scorsi la direzione aziendale aveva annunciato il fermo dell’attività produttiva dal 31 gennaio al 13 febbraio e la messa in ferie del personale, con la sola eccezione degli addetti agli uffici e alle spedizioni, giustificando la decisione con “l’impossibilità di rifornire lo stabilimento di Ferradina di materia prima, dovuta al ritardo nelle consegne dei fornitori e all’inevitabile ritardo nei trasporti verso Ferrandina, oltre che alla carenza di operatori degli impianti e e del trasporto dovuta alla situazione pandemica”. Attiva dal 1982 nel settore del confezionamento alimentare, la fabbrica di Ferrandina è stata ceduta dal gruppo cooperativo CCPL lo scorso ottobre – insieme ad altri due stabilimenti – al principale competitor del settore, il Gruppo Happy con sede a Cremona e proprietaria di diversi stabilimenti in Italia e all’estero. 

In una nota indirizzata al Prefetto di Matera, all’assessore regionale alle Attività produttive, al presidente della Provincia di Matera e ai sindaci di Ferrandina, Pomarico, Pisticci e Miglionico i sindacati denunciano che “è del tutto evidente che l’operazione di chiusura risponde ad un chiaro fine speculativo, ovvero l’acquisizione di fette di mercato, dimostrato dal fatto che il gruppo acquirente, dopo appena tre mesi dall’acquisto, decide di chiudere lo stabilimento collocato nel meridione d’Italia”. Cgil Cisl Uil del materano sottolineano anche “le gravi responsabilità del gruppo CCPL che, noncuranti delle dichiarazioni fatte ai tavoli di confronto ministeriali nel recente passato circa investimenti sul sito di Ferrandina a partire dal 2023, ha venduto il gruppo ben sapendo della successiva quanto immediata chiusura dello stesso da parte della società acquirente”. Cgil Cisl Uil parlano di “vile atto di protervia con il quale si intende portare avanti strategie industriali sulla pelle dei lavoratori e del territorio”. I sindacati annunciano che “si riservano di adottare tutti le azioni per fare recedere il Gruppo Happy da questo scellerato intento” e chiedono al Prefetto di Matera e all’assessore regionale alle Attività produttive di “attivare con urgenza incontri specifici aperti ai rappresentanti aziendali e sindacali per ricercare soluzioni finalizzate al ritiro della decisione di chiusura del sito produttivo”.

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