Non siamo polemici per natura e per storia, e non lo saremo neanche questa volta: ci limiteremo però a puntualizzare alcune considerazioni dell’assessore Cupparo con il nostro consueto spirito costruttivo ricorrendo alla fredda ma oggettiva logica dei numeri. Come dichiarato dal Cupparo, in dieci giorni, ovvero due settimane lavorative, la Regione Basilicata ha trasferito all’Inps 700 istanze su circa 4.500 pratiche già pervenute. Il conto è presto fatto: gli uffici regionali procedono ad una media di 350 istanze per settimana lavorativa. Di conseguenza per completare il trasferimento delle attuali istanze ancora giacenti in Regione, con la stessa media settimanale, saranno necessarie ancora dieci settimane circa.
In pratica, il completamento del trasferimento delle pratiche, in base ai numeri forniti dallo stesso Cupparo – che per inciso sono in linea con quelli comunicati dalla Cisl due giorni fa – dovrebbe avvenire entro l’ultima settimana di giugno. Considerato che l’Inps prevede il pagamento delle indennità in non meno di 30 giorni dalla emissione del modello SR41 e del relativo mandato di pagamento, forse entro la fine maggio saranno erogati i primi assegni. In ragione di questi tempi, i pagamenti degli assegni di cassa integrazione in deroga per le mensilità di marzo e aprile andranno avanti fino alla fine di luglio. Credo che siamo di fronte a tempi inaccettabili che penalizzano fortemente i lavoratori.
E veniamo al secondo problema: dopo non poche tribolazioni in alcuni istituti di credito della nostra regione è finalmente operativa la cosiddetta anticipazione bancaria degli ammortizzatori sociali. Peccato che per poter usufruire di questa facilitazione è necessario presentare alla propria banca il modello Inps SR41 che è l’unico documento ufficiale che attesti l’effettiva ammissione dell’azienda e dei relativi laboratori alla cassa integrazione in deroga. Forse l’assessore non è a conoscenza di questo particolare, ma l’Inps rilascia il modello SR41 solo al termine dell’istruttoria finalizzata ad accertare che l’azienda richiedente e i relativi lavoratori possiedono tutti i requisiti per accedere all’ammortizzatore sociale. Se dalla Regione all’Inps vengono trasferite solo 350 domande a settimana, risulta evidente che l’istituto di previdenza potrà emettere tanti modelli SR41 quante saranno le pratiche effettivamente trasferite.
Risulta evidente che le dichiarazioni dell’assessore servono a coprire l’impreparazione organizzativa del suo dipartimento che non ha provveduto ad aumentare gli addetti per far fronte a un numero di richieste enorme, come era ovvio prevedere. Il poco personale addetto si è ritrovato così sottoposto ad un insostenibile carico di lavoro. Se il dipartimento è riuscito a lavorare 700 pratiche lo si deve unicamente al lavoro eccezionale dei pochi addetti che però non potranno sobbarcarsi a lungo un onere così pesante. La responsabilità della Regione sta nell’aver voluto affrontare con mezzi ordinari una situazione oggettivamente straordinaria. Dare la colpa al sistema informatico – come fa l’assessore – è la classica foglia di fico su una situazione che andava gestita in ben altro modo.
Perché il dipartimento non ha richiesto almeno il raddoppio delle linee di trasmissione, una per ogni provincia? Perché non è stata coinvolta l’Anpal in quanto soggetto tecnico dotato di specifiche competenze sugli ammortizzatori sociali? Spiace constatare che l’assessore, invece di correre ai ripari accettando le costruttive osservazioni della Cisl, fatte nell’interesse dei lavoratori, abbia preferito replicare in modo piccato. Ci saremmo probabilmente risparmiati il paradosso di lavoratori che percepiranno il salario di maggio prima ancora di ricevere l’assegno di cassa integrazione di marzo e aprile, vale a dire con un buco nel bilancio familiare di ben due mesi. Capita quando si ha una una scarsa percezione delle reali difficoltà dei lavoratori poiché si vive nel dorato mondo degli “imprenditori che non devono chiedere mai”.
Enrico Gambardella