La Cisl contesta il piano di riorganizzazione di Enel che prevede, entro il 2018, la chiusura di tutti gli sportelli commerciali e un taglio del 30 per cento circa ai presidi operativi su tutto il territorio nazionale. I segretari regionali della Cisl, Enrico Gambardella, e della Flaei Cisl, Rocco Padula, accusano il colosso energetico di voler mettere in atto un piano di progressivo abbandono del territorio, “piano che danneggerà fortemente le famiglie e le imprese lucane”, denunciano i due sindacalisti. “Enel persevera nella politica dei tagli in nome di una logica miope di progressiva finanziarizzazione che colpisce al cuore il core business dell’azienda perché viene meno la presenza sul territorio, fondamentale soprattutto per le fasce sociali più fragili, come anziani, famiglie e artigiani che fanno riferimento al mercato tutelato dell’energia elettrica. La trasformazione dei punti Enel in attività imprenditoriali private non potrà che peggiorare la qualità del servizio e aumentare potenzialmente la conflittualità tra il cliente finale e l’azienda”.
“La logica conseguenza di questa strategia – continuano Gambardella e Padula – sarà la perdita di posti di lavoro poiché nel migliore dei casi obbligherà centinaia di dipendenti a trasferirsi o dedicarsi ad altre attività su un territorio diversificato. Così viene meno il valore sociale di un’azienda che rappresenta un patrimonio industriale del paese e che per milioni di famiglie a basso reddito e piccole imprese rappresenta un punto di riferimento insostituibile. La strategia di Enel tutta imperniata nella creazione di valore di breve periodo per gli azionisti – proseguono i segretari della Cisl e della Flaei – è fuori dal tempo perché non tiene conto del fatto che una moderna etica d’impresa oggi non può prescindere da un rinnovato rapporto di presenza e fiducia con la clientela e con i lavoratori che per un’impresa sono importanti quanto e non più degli azionisti”.
Per Gambardella e Padula “il piano di ridimensionamento di Enel è solo l’ultimo atto in ordine di tempo di una più complessiva strategia di marginalizzazione della nostra regione che nel corso degli anni ha progressivamente perso i centri nevralgici sia dello Stato sia delle grandi imprese in nome di una falsa cultura dell’efficienza che paradossalmente produce più inefficienza e meno qualità dei servizi. Purtroppo – concludono i segretari della Cisl e della Flaei – dalle istituzioni locali non si è levata alcuna voce contro il depauperamento della nostra regione in un silenzio assordante che rende la classe dirigente lucana consapevolmente complice di questo disegno”.