Cgil, Cisl e Uil e i sindacati di categoria dei lavoratori elettrici Filctem, Flaei e Uiltec tornano alla carica sul piano di riorganizzazione delle rete elettrica annunciato da Enel e con una lettera aperta a firma dei segretari generali, Alessandro Genovesi, Nino Falotico, Carmine Vaccaro, Michele Palma, Rocco Padula e Francesco Laviero, sollecitano l’intervento del presidente della giunta regionale, Marcello Pittella, e la convocazione di uno specifico incontro sul tema. Per i sindacati “il piano, presentato come un semplice riallineamento funzionale, avrà invece gravi ripercussioni sulla tenuta occupazionale, in particolare nella nostra regione, già pesantemente colpita dalle riorganizzazioni del 1996, del 2001 e del 2007”.
“Il nuovo modello organizzativo – denunciano – prevede il superamento della zona di Matera e delle unità operative di Policoro, Baragiano, Viggiano e Senise; perdite che si aggiungono a quelle prodotte dai precedenti riassetti e che hanno riguardato, nell’ordine, la direzione regionale, la zona di Lauria e le unità operative di Venosa, Tricarico e Bernalda”.
L’impatto sui posti di lavoro sarà pesantissimo: secondo i calcoli fatti da Cgil Cisl Uil, quando il nuovo piano di riorganizzazione andrà a regime, Enel conterà in regione non più di 200 addetti, contro i circa 1.400 del 1996, distribuiti in quattro unità operative e una sola zona. “Questo dato, che ne evidenzia la caduta verticale, è sufficiente a dimostrare quanto poco affidabili si siano rivelate le ripetute assicurazioni fornite dall’azienda circa il mantenimento in regione dei necessari presidi”.
Per i sindacati “questa nuova riorganizzazione annuncia la sostanziale paralisi dei programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti primarie e secondarie e affida definitivamente la gestione degli impianti e delle reti di distribuzione ad un sistema informatico di teleconduzione. Basta scorrere i budget degli investimenti, in particolare per la nostra Regione, per comprendere quanto grave e pericoloso sia accondiscendere, anche solo con il silenzio, gli intendimenti aziendali”.
“L’abbandono in questione si aggiunge a quelli già previsti o realizzati da altre società ed enti che non trovano economicamente vantaggioso il loro consolidamento in regione: una spirale pericolosa che va assolutamente fermata da chi ha a cuore la costruzione in loco di un futuro di speranza per le nostre giovani generazioni. Infatti, il dato scandaloso sulla disoccupazione, sulla perdita di attività produttive e sull’andamento demografico del territorio impongono un repentino cambio di rotta”, anche perché “sulla questione energetica il Paese ha un grosso debito con la Basilicata che, tuttavia, ha oggi la necessità di valorizzare le ingenti risorse di cui dispone chiedendo che si metta fine al suo drammatico isolamento”.
Nella lettera inviata a Pittella i sindacati sostengono che “la Basilicata deve tendere all’autosufficienza energetica e al basso costo dell’energia per garantirsi un virtuoso processo di reindustrializzazione, quale naturale conseguenza dello sfruttamento dei giacimenti di petrolio e di gas e delle imponenti risorse idriche”; inoltre “per la sua posizione geografica deve entrare a pieno titolo nelle reti di grandi comunicazioni viarie e ferroviarie del Mezzogiorno. Solo in tal modo è possibile ridare centralità al lavoro e all’occupazione, ma è necessario fare sistema, è necessaria una Basilicata unita che sappia mantenere forte la dignità istituzionale e la capacità negoziale, che riesca a mettere al primo punto della sua agenda lo sviluppo delle infrastrutture primarie”.