La Cisl sostiene la mobilitazione dei Comuni sulla questione petrolio ed è pronta a sostenerne le ragioni in ogni sede per una più equa distribuzione delle royalties e per una campagna di democratizzazione della questione petrolifera. Quando circa un anno fa la Cisl propose una marcia democratica per sollecitare l’approvazione del memorandum sul petrolio, molti scettici ci dissero che eravamo dei visionari e che era improponibile una mobilitazione generale del popolo lucano in stile Scanzano. Ebbene, un anno dopo fa piacere notare che molti scettici della prima ora si sono convinti e che nella nostra regione sta montando un clima di ragionevole e giustificata ribellione democratica nei confronti dello strapotere delle compagnie petrolifere.
Non è, la nostra, la rivendicazione di una primogenitura, ma la consapevolezza che sono maturi i tempi per costruire intorno alla questione petrolio una vertenza popolare ampia e partecipata. Nel frattempo il sindacato confederale ha messo in piedi un’importante percorso contrattuale aprendo una breccia nel muro di indifferenza e, in alcuni casi, di palese arroganza alzato in questi anni dalle multinazionali petrolifere, convinte di poter fare il bello e il cattivo tempo e di potersi garantire il sostegno delle comunità locali con una manciata di lenticchie.
Il contratto di settore per la Val d’Agri è una decisa correzione di rotta rispetto al passato in quanto introduce un modello negoziale aperto e trasparente che mette al centro il territorio e i suoi bisogni. Analogo percorso andrà fatto per l’altro grande insediamento petrolifero, Tempa Rossa, ancora in via di realizzazione e proprio per questo banco di prova per evitare i troppi errori commessi nel passato e testare il nuovo sistema di governance. Siamo però consapevoli che la via contrattuale, pur importante, non può sostituirsi alla politica e ai processi decisionali democratici, di qui la necessità di far avanzare il dibattito sul tema caldo delle royalties evitando l’innesco di odiose e controproducenti guerre di campanile tra amministrazioni locali.
Un aspetto per la Cisl è dirimente: le royalties devono essere destinate in via prioritaria ai territori nei quali insistono le estrazioni, ma non possono restare un affare riservato di pochi Comuni, che in questi anni a volte hanno faticato ad impiegare in modo profittevole tali risorse. Occorre, in altri termini, democratizzare il petrolio, sia nel senso di un maggiore coinvolgimento delle comunità locali e dei corpi intermedi nei processi decisionali, sia nel senso di una più equa e razionale distribuzione dei vantaggi economici. Non è pensabile né sostenibile che vi siano Comuni che rinnovano l’arredo urbano ogni anno e Comuni che non hanno le risorse per gli asili e le mense scolastiche. La mobilitazione o sarà solidale o sarà destinata ad un inesorabile fallimento.
La Cisl è pronta a dare il proprio contributo, a cominciare dalle rivendicazioni contenute nei nostri documenti programmatici e che oggi sono parte di una più vasta e articolata piattaforma unitaria quale è il piano del lavoro, della crescita e della coesione: riservare ai disoccupati lucani almeno l’80 per cento dei posti di lavoro per la realizzazione delle infrastrutture petrolifere, a partire dal centro oli, legate al progetto Tempa Rossa; spacchettare gli appalti per la realizzazione delle suddette opere per favorire il coinvolgimento delle piccole e medie imprese locali che in questi anni hanno sviluppato competenze e know how nel settore; indurre le compagnie petrolifere a realizzare investimenti diretti sul nostro territorio, con particolare attenzione a quelli nel campo della ricerca e del trasferimento tecnologico, sfruttando le possibili sinergie con le strutture scientifiche presenti in Basilicata.
La partita delle royalties, insomma, va incardinata dentro una più generale strategia volta a rafforzare la competitività e l’attrattività del nostro territorio, anche alla luce delle recenti indagini che assegnano alla Basilicata un posto per nulla lusinghiero nella classifica europea della competitività. Democratizzare il petrolio vuol dire, allora, incrociare la partita delle royalties con quella della riprogrammazione dei fondi comunitari, un appuntamento, quest’ultimo, di fondamentale importanza e su cui il sindacato deve poter dire la sua. Democratizzare il petrolio vuol dire, infine, ricostruire quel tessuto solidale e di fiducia – che i sociologi chiamano con un’efficace locuzione capitale sociale – senza il quale è impensabile immaginare un percorso sostenibile e duraturo di uscita dal sottosviluppo, dalla disoccupazione e dalla povertà.
Nel piano del lavoro che Cgil Cisl Uil di Basilicata hanno messo a punto nei mesi passati e i cui contenuti sono oggetto di discussione con le forze politiche, sociali e imprenditoriali della regione, c’è lo sforzo unitario di dare gambe e idee ad una grande vertenza del popolo lucano, vertenza che ha proprio nel petrolio uno dei suoi snodi cruciali. Su questa delicata partita si misurerà infatti la capacità della classe dirigente lucana che uscirà dalle prossime elezioni di immaginare e perseguire strade nuove per un nuovo futuro.
Nino Falotico