“Il reddito minimo di inserimento non è il fine ma il mezzo per dare una nuova chance a chi è senza lavoro e senza reddito”. È quanto sostiene il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, che lancia un messaggio al governatore Pittella rivendicando “un confronto costruttivo con la Regione per fare vere politiche attive del lavoro”. Falotico parte dai dati per mettere a fuoco la proposta cislina. “Nella nostra regione i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato andati in fumo dal 2006 al 2014 sono stati circa 10 mila, quanto Fiat e indotto messi insieme. Quando la Svimez parla di rischio desertificazione – sottolinea il segretario della Cisl – è in verità molto ottimista perché in Basilicata la desertificazione si è già verificata. Stiamo parlando di realtà industriali importanti come Nylstar, Daramic, Mondial Piston, Ilpea, solo per citare le più note, e di interi comparti produttivi, si pensi al polo del salotto che sta uscendo dalla crisi ma a fronte di un forte ridimensionamento, oppure alla Valbasento; ognuna di queste situazioni, dopo lunghe e difficili vertenze sindacali, ha lasciato in eredità migliaia di lavoratori in età matura di difficile ricollocazione che oggi alimentano il purgatorio degli ammortizzatori sociali in deroga”.
“Nel resto d’Europa – fa notare il segretario della Cisl – chi perde il lavoro può contare su una rete di protezione che lo aiuta nella fase di transizione ad una nuova occupazione. Qui chi viene espulso resta parcheggiato per anni e a volte per sempre. Noi dobbiamo cambiare tutto questo”, spiega Falotico. Come? “Il reddito minimo di inserimento è una misura che ha una duplice valenza: assicura un reddito minimo ma allo stesso tempo getta le basi per l’inserimento lavorativo. Le due fasi devono procedere insieme altrimenti si creerebbe un’altra platea di sottoccupati. Finora, sull’onda dell’emergenza sociale, ci siamo occupati in particolare del primo punto, ora dobbiamo pensare a come ricollocare queste persone nel mercato del lavoro, sia nel pubblico che nel privato, creando le condizioni per vere opportunità di lavoro che siano durature nel tempo e che non siano vissute dagli stessi beneficiari come una collocazione precaria o peggio come l’ennesima sacca di assistenzialismo”.
Secondo il segretario della Cisl “per tornare ai livelli occupazionali degli anni ’90 bisogna rimuovere i fattori di contesto che frenano gli investimenti e che impediscono al potenziale di crescita della regione di esprimersi pienamente. Il piano per la diffusione della banda larga è una decisione importante perché in una matura economia dei servizi la rapidità di movimentazione delle idee e altrettanto importante di quella delle merci e delle persone. L’investimento sulla banda larga è un primo passo per rendere il nostro territorio attrattivo e costituisce un pezzo importante di quel pacchetto di convenienze localizzative che la Cisl da anni rivendica come strumento di politica industriale e delle attività produttive per rimettere la Basilicata su un solido e sostenibile sentiero di crescita, sviluppo e lavoro”.