Ha destato profondo allarme quanto denunciato pubblicamente dal sindaco del comune di Bella, Leonardo Sabato, circa il profondo disagio che sta vivendo la popolazione della frazione di San Cataldo, priva da mesi dell’assistenza di un medico di famiglia. Gli abitanti, infatti, devono necessariamente spostarsi nel vicino comune di Avigliano. Casi come questo comportano ulteriori difficoltà per quanti vivono in piccoli contesti, situazioni che spesso inducono le persone a rinunciare alle cure per via delle distanze proibitive e della scarsa offerta di trasporti pubblici che assicurino la mobilità interna tra paesi limitrofi. Altri rinunciano alle cure per i costi da sostenere giacché in alcuni casi ci si deve fare carico di pagare a prezzo intero farmaci che invece sarebbero coperti da ticket se accompagnati da ricetta medica, lo stesso dicasi per le visite specialistiche.
Da molto tempo la Cisl Basilicata e la Cisl Pensionati denunciano lo stato di abbandono del territorio e delle aree interne in particolare per quanto concerne i presidi sanitari, una situazione inaccettabile alla luce del fatto che nelle aree interne vive una popolazione anziana con patologie croniche, che spesso vive da sola, quindi senza il supporto della rete parentale in quanto i figli sono emigrati per motivi di lavoro.
In tale prospettiva assume sempre maggiore rilevanza il ripensamento dei ruoli professionali in sanità con il coinvolgimento più ampio anche di figure differenti da quelle del medico, come ad esempio il farmacista, l’operatore di comunità, insomma di tutte quelle figure addette alle attività integrative e sussidiarie rispetto a quelle di cura e assistenza in senso stretto, come l’educazione e il monitoraggio, la piccola assistenza etc., assicurando così una valorizzazione dei servizi alla persona e una tenuta della continuità assistenziale sul territorio, soprattutto a salvaguardia delle categorie più fragili.
Rinnoviamo ancora una volta l’invito all’assessore alla sanità, Rocco Leone, a dare un segno di discontinuità rispetto allo stato di abbandono socio-sanitario in cui versano le aree interne. Chiediamo che tutte le farmacie presenti sul territorio regionale, nell’ambito di un complessivo programma di valorizzazione delle loro funzioni, diventino luoghi che offrono assistenza per la prenotazione delle visite specialistiche al Cup regionale e primo servizio di assistenza per le piccole difficoltà. Sollecitiamo inoltre l’istituzione di una rete capillare di case della salute.
Consapevoli che occorre anche agire nell’immediato, oltre che con una programmazione che pensi al futuro in maniera strutturata, proponiamo di sostenere con incentivi economici la rete dei medici di famiglia che al momento è l’unica rete che presidia il territorio. In tal senso, l’imminente campagna di vaccinazione contro il virus dell’influenza, dentro un contesto che si misura quotidianamente con la sfida della pandemia, rappresenta un immediato ed importante banco di prova per verificare quanto la sanità lucana è in grado di raggiungere e prendere in carico la salute delle persone.
Occorre, infine, un monitoraggio puntuale di quanti sono i comuni lucani sguarniti di medici di base e di una assistenza medica a costante presidio della salute delle persone, e sempre in ottica di monitoraggio rinnoviamo l’invito ad effettuare screening di massa in tutte le case di riposo lucane per la verifica della diffusione del Covid-19 tra i degenti e gli assistenti.