Intervista de La Nuova del Sud al segretario della Cisl Falotico

DSC_0008“Dal 2007 al 2012 disoccupati e sottoccupati sono aumentati del 32 per cento. In termini assoluti si tratta di un esercito di quasi 28 mila persone che ha perso il lavoro, è in cassa integrazione o deve accontentarsi di un lavoro a termine o part time. Oltre a perdere il lavoro le nostre famiglie stanno perdendo la speranza”. Il segretario generale della Cisl, Nino Falotico, compulsa i dati della grande crisi lucana e si dice preoccupato per il futuro: “Lo sa che quasi la metà delle famiglie lucane è a rischio povertà? La crisi ha inciso nella carne viva delle persone. Ci sono scelte da fare che non sono più rinviabili; questo vale sia per il governo Renzi che per la giunta Pittella. Il sindacato è pronto a fare la sua parte, ma la politica deve riformare sé stessa e mettere in ordine le priorità, altrimenti dei programmi resteranno solo gli enunciati. Con la nomina dei direttori generali, ora bisogna mettersi a lavorare speditamente”.

Quali sono le priorità per la Cisl?

“Non c’è dubbio che il primo problema è il lavoro. Lì fuori c’è un esercito di esclusi che non ce la fa più. C’è un dato che farebbe tremare i polsi anche al politico più navigato: abbiamo calcolato che nel solo 2012 un lucano su dieci ha ricevuto un ammortizzatore sociale o altre forme di sostegno al reddito. È un dato impressionante. Per noi la priorità non può che essere il lavoro e creare le condizioni affinché le imprese tornino a investire”.

Come giudica i primi passi della giunta Pittella? La luna di miele è già finita?

“È chiaro che nessuno ha la bacchetta magica, forse neanche il padreterno, quindi al momento mi sembra prematuro esprimere giudizi, né dobbiamo abbandonarci ai pregiudizi; ma voglio dire con chiarezza che, al netto delle performance mediatiche del governatore, giudicheremo la giunta Pittella dai fatti, né più né meno come abbiamo fatto con i predecessori. Del resto la luna di miele o è a tempo determinato o diventa una cambiale in bianco”.

Avrete certamente messo a punto almeno una lista delle cose da fare subito.

“Non basta fare le cose subito, è necessario farle bene. E per farle bene è necessario stabilizzare il rapporto con le parti sociali. Senza metodo anche il programma migliore è destinato a restare lettera morta. Poi bisognerà portare a compimento il lavoro già avviato con la giunta De Filippo con il programma Obiettivo Basilicata 2012 su convenienze localizzative, buoni lavoro, ricambio intergenerazionale, task force per la sburocratizzazione. La nostra idea è quella di estendere l’orizzonte temporale di quel programma al 2020 allineandolo così alla nuova programmazione comunitaria”.

Che fine ha fatto il piano del lavoro?

“Il piano del lavoro è la nostra piattaforma programmatica e devo dire che anche il presidente Pittella in questi mesi ha fatto ampio riferimento alle misure elaborate da Cgil Cisl Uil in quel piano. La sfida è legare quello che si è fatto a quello che si dovrà fare valorizzando al massimo i luoghi della concertazione”.

Come si restituisce la speranza perduta ai lucani, a quelli che restano e a quelli che se ne vanno?

“In Basilicata abbiamo oltre 2 mila ex lavoratori in mobilità in deroga. La prima cosa da fare allora è costruire una rete di sicurezza per queste persone e dare continuità agli ammortizzatori sociali ordinari, straordinari e in deroga; perché se il disagio diventa disperazione sociale, la politica raccoglierà i cocci del suo immobilismo. Allo stesso tempo occorre potenziare le politiche attive del lavoro per ridare un’occupazione a chi l’ha persa e a chi non l’ha mai avuta”.

Con quali misure in concreto?

“Dobbiamo sostenere con forza il lavoro a tempo indeterminato, potenziare l’apprendistato, coniugandolo con la Garanzia per i Giovani, rafforzare i centri per l’impiego e creare un osservatorio stabile e autonomo sul mercato del lavoro. Nel piano del lavoro abbiamo proposto un programma straordinario di contratti di inserimento e reinserimento finanziato dalle risorse del bonus idrocarburi e dai fondi Copes; un piano che potrebbe dare risposte a oltre 10 mila persone di ogni età. E poi dobbiamo irrobustire il lavoro che c’è, penso a quello forestale, creando l’agenzia regionale per la forestazione e l’ambiente nella quale gradualmente far confluire Vie Verdi e Vie Blu, anche per dare una risposta allo sfasciume idrogeologico del territorio”.

E sul versante della crescita e delle attività produttive?

“Non dobbiamo abbassare la guardia sul settore automotive e sul rilancio del distretto del mobile imbottito. Inoltre bisognerà mettere in campo tutte quelle misure per il rilancio della competitività del sistema produttivo regionale, a partire dal credito e dalla riduzione dei costi energetici. Non dobbiamo accontentarci di difendere l’esistente, ma invogliare nuove imprese a investire nella nostra regione con un pacchetto chiavi in mano di convenienze localizzative. La Basilicata deve diventare un luogo di innovazione e attrazione d’impresa”.

Intanto ci scippano il petrolio.

“Ho espresso in tempi non sospetti la mia preoccupazione in proposito. Sulla questione del petrolio e del memorandum è giunto il momento di chiamare a raccolta i lucani per una sana ribellione democratica. Se qualcuno pensa di scipparci le competenze in materia di energia, sappia che troverà i lucani in trincea. Il sindacato sul petrolio ha molte carte da giocare, penso al contratto di settore firmato con l’Eni, che sta producendo i primi positivi risultati; ora dobbiamo batterci per estendere questo modello alla Total e pretendere che almeno l’80 per cento dei posti di lavoro di Tempa Rossa sia appannaggio dei disoccupati lucani, in particolare i giovani”.

Dove li troverete i soldi per fare tutte queste cose?

“La scusa dei soldi è il tipico argomento capzioso dei conservatori che dicono no a tutto. I soldi ci sono, il problema è saperli spendere bene. La programmazione dei fondi comunitari 2014-2020 metterà a disposizione più risorse del sessennio precedente, superando il tetto dei 100 miliardi di euro, l’80 per cento di questi saranno destinati al Sud; inoltre vi sono ancora notevoli risorse da spendere, a partire dalle royalties e dalla rimodulazione del fondo di coesione e sviluppo ex Fas”.

La Basilicata ce la farà?

“L’unità di un popolo sa trasformare l’argilla in oro. Se sapremo riscoprire il senso dello stare insieme e lavorare, tutti, per il bene comune, la risposta è sì, ce la faremo. Del resto, chi avrebbe mai scommesso un euro sulla possibilità di Matera di giocarsela alla pari con città agguerritissime come capitale europea per il 2019? Ecco, dobbiamo dimostrare la stessa unità e la stessa visione di chi sta lavorando con grande passione a questo traguardo. La Basilicata ce la può fare se saprà fare sistema, perché nessuno si salva da solo”.

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