In queste ore i principali osservatori economici nazionali e internazionali snocciolano i dati sugli effetti economici della pandemia. Produzione e consumi in picchiata un po’ ovunque e un intervento generalizzato dello Stato come non si vedeva dal secondo dopoguerra sono i tratti essenziali di questa inedita e ancora imprevedibile stagione. Mentre il governo evidenzia qualche incrinatura nella messa a fuoco del decreto maggio (ex aprile) per dare continuità alle misure per affrontare l’emergenza, evidenziando una preoccupante incapacità di selezionare le priorità, sarebbe quanto mai opportuno iniziare a ragionare sul dopo allungando lo sguardo e adottando una visione strategica di lungo periodo. Dentro questo framework è utile interrogarsi sul futuro dell’economia della Basilicata e sulle misure da adottare per un pronto rilancio della produzione e dell’occupazione. A nostro avviso tale rilancio non può che avvenire attraverso la leva dei consumi, sia privati che pubblici.
La tesi è che il rilancio dei consumi rappresenti una fase fondamentale del rilancio economico. In tal senso l’emergenza ci offre l’opportunità di affrontare con rigore e lungimiranza il tema della controllo dei prezzi come elemento delle azioni di sostegno ai consumi. Risulta quindi fondamentale un’azione politica che coinvolga tutti gli attori, produttori e associazioni dei consumatori nella definizione di un patto che moderi i prezzi per sostenere un’azione diffusa di stimolo ai consumi, riduca lo stock di merci, rilanci le produzioni e quindi dia sostegno alla ripresa delle attività produttive e del lavoro.
In questo risulta evidente la fondamentale azione che devono svolgere il governo, attraverso una riduzione della pressione fiscale su produzione, lavoro e investimenti, almeno per la fase della ripartenza, le aziende nel garantire la ripartenza con tutta la forza lavoro disponibile a salari invariati accettando anche qualche sacrificio sull’orario lavorativo e il sistema bancario che deve superare i ritardi e la farraginosità delle sue procedure e accettare una parte del rischio d’impresa partecipando attivamente alla rinascita del Paese.
Occorre affrontare una volta per tutte il tema della produttività, male atavico del nostro paese, rilanciando il ruolo della contrattazione a tutti i livelli, senza gli schemi precostituiti del passato, giacché lo scenario è radicalmente cambiato. Una sfida, questa, che investe anche il sindacato, chiamato a dare rappresentanza alla parte più fragile della società.
Occorrono interventi di sistema che coinvolgano anche i governi regionali che dovranno armonizzare le misure di sostegno all’economia regionale alle strategie centrali mirate a dare respiro a produzioni e consumi. La Basilicata è entrata in questa nuova crisi con un quadro macroeconomico già problematico che sconta limiti e inefficienze di lungo corso, come la scarsa diversificazione del tessuto produttivo e la dipendenza del prodotto interno e delle esportazioni dal ciclico andamento delle estrazioni petrolifere e del mercato automobilistico.
Il quadro generale è quello di una sostanziale stagnazione che perdura da anni, interrotta dai picchi produttivi di questi due settori. Oggi, la pandemia rende ancora più urgenti quelle misure che da tempo invochiamo per dare nuovo slancio all’economia lucana, a partire da una strategia di politica industriale che faccia perno su innovazione, capitale umano e sburocratizzazione per creare un ecosistema competitivo in grado di attrarre nuovi investimenti ad alto valore aggiunto e di allargare e diversificare la base produttiva e occupazionale.
La risposta non può essere la disordinata reazione di un governo regionale che pensa di affrontare una crisi strutturale pubblicando una miriade di bandi e distribuendo risorse a pioggia senza una strategia e senza una visione sul posizionamento competitivo della Basilicata nei prossimi vent’anni. Non si può affrontare una crisi di tale portata con una governance inadeguata ai tempi e un apparato amministrativo che deve ricorrere alle esternalizzazioni e al precariato per dotarsi delle professionalità necessarie ad affrontare le sfide di questo tempo.
Né si può pensare di affrontare questo scenario problematico chiudendo le porte al confronto e arroccandosi nel Palazzo illudendosi di essere gli unici interlocutori del popolo sovrano. È una lettura caricaturale della democrazia che invece vive di corpi sociali intermedi e del protagonismo di un tessuto sociale vivo e propositivo. E allora facciamo della pandemia l’occasione per cambiare registro e aprire una nuova stagione di dialogo e di responsabilità nell’interesse di tutti.
Enrico Gambardella
Segretario generale della Cisl Basilicata