La Cisl prepara la campagna d’autunno

falotico-1 (2)Per la Cisl di Basilicata, unitamente a Cgil e Uil, questa sarà un’estate di forte e tenace impegno sindacale in preparazione della mobilitazione autunnale su fisco, pensioni e lavoro. Da alcune settimane è in corso un intenso programma di assemblee nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro sul documento di proposte approvato lo scorso giugno dagli esecutivi nazionali di Cgil Cisl Uil. Una scelta che si iscrive nella tradizione del sindacalismo democratico e partecipativo che fonda il proprio essere e la propria azione sindacale sul pieno e attivo coinvolgimento degli associati. La nostra proposta non è infatti concepita in laboratorio, ma vuole essere un’occasione di partecipazione e condivisione con i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, gli uomini e le donne che tengono in piedi questo martoriato paese. In questo momento di grande confusione siamo gli unici che parlano con la gente e nonostante gli attacchi quotidiani condotti contro il sindacato vogliamo dare il nostro contributo per ridare una speranza all’Italia.

La Cisl si sta spendendo molto per un fisco più equo e un sistema previdenziale più flessibile che tenga insieme le ragioni di chi è agli sgoccioli della propria carriera lavorativa e di chi un lavoro non ce l’ha, in particolare i giovani. I numeri, anche quelli più recenti, ci dicono che siamo ancora ben lontani dalla tanto auspicata ripresa. Eppure, al netto degli slogan di un governo finora molto chiacchierone e poco produttivo, tutta la classe dirigente di questo paese non sembra ancora aver maturato la giusta consapevolezza e convinzione sul da farsi. Proposte molte, politiche ben poche. Come uscire da questo circolo mediatico che produce solo montagne di parole? Non ultimo il caso del giorno di chi ripropone il solito capriccio di abolire l’articolo 18, esercizio fatuo quanto inutile in quanto con i contratti a tempo determinato per tre anni le aziende hanno altro che periodo di prova.

Il governo Renzi ha fatto una scelta di metodo che ci sentiamo, a distanza ormai di qualche mese, di considerare sbagliata. La concertazione non è la concessione di un diritto di veto alle parti sociali; è piuttosto l’unica via di uscita per accompagnare il paese fuori dalle secche di una crisi che è economica e sociale; una crisi che sta depauperando in maniera impressionante il nostro tessuto produttivo e che si sta scaricando come un fiume in piena e fuori controllo sulle spalle dei ceti più fragili. La fragilità è il convitato di pietra di un dibattito estemporaneo e rumoroso. Diventando un ronzio di sottofondo, la politica rischia di scoprirsi irrilevante; perché nell’inazione c’è sempre qualcuno che riempie il vuoto lasciato dalla politica. Ecco allora che la crisi da economica e sociale può tramutarsi – se non governata – in crisi della democrazia.

Alla politica chiediamo un cambio di passo fu fisco, pensioni e lavoro. Su queste tre questioni il paese si gioca il proprio futuro. Occorre superare le rigidità della riforma Fornero, restituendo maggiore scelta alle persone nell’accesso al pensionamento, anche per dare risposte più efficaci ai lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendale e a chi svolge lavori particolarmente faticosi e pesanti. In un mondo del lavoro sempre meno standardizzato è un controsenso avere un sistema previdenziale ingessato. Sul fisco bisogna dare atto a questo governo di aver fatto un piccolo ma significativo passo in avanti con il bonus degli 80 euro, ma il passo successivo è ampliare la platea, dentro la cornice delle compatibilità di bilancio, intervenendo sulle fasce sociali più deboli, come pensionati a basso reddito e giovani a lavoro discontinuo. E va intensificata la lotta contro l’evasione fiscale, impegno puntualmente presente nei documenti di programmazione economica e finanziaria e che, altrettanto puntualmente, resta per lo più lettera morta.

Dalla crisi si esce anche con un rinnovato protagonismo delle istituzioni locali che sono chiamate a dimostrare con i fatti che il neo-centralismo romano non è la soluzione ai problemi del paese. La recente approvazione dell’assestamento di bilancio da parte del consiglio regionale presenta una discontinuità apprezzabile su diversi punti; penso, in particolare, al cosiddetto reddito o lavoro di inserimento e reinserimento: un’innovazione che è il frutto delle elaborazioni contenute nel piano del lavoro di Cgil Cisl Uil. È l’esempio, questo, di quanto possa essere proficua la concertazione tra istituzioni, sindacato e organizzazioni imprenditoriali; così come proficuo è stato il negoziato sulla madre di tutte le questioni: il petrolio. Siamo riusciti a spuntare un primo, parziale risultato, riattribuendo alla Basilicata l’intero ammontare delle royalties petrolifere e la sovranità quasi piena sul loro impiego futuro.

Si poteva ottenere di più? Forse sì, ma ai professionisti della critica dico che sarebbe letale abbassare la guardia perché ogni conquista non è mai per sempre e in questo momento dividersi farebbe il gioco dei potentati che non aspettano altro che spartirsi le spoglie della nostra piccola regione. Dalla crisi si esce se sapremo essere uniti e sapremo guardare più in là dei legittimi interessi di ciascuno.

Nino Falotico

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