Marchionne, Gambardella: “Negoziatore duro ma leale”

“È stato un negoziatore duro ma leale”. Nel giorno della prima riunione con i top manager di Fca del nuovo ad Mike Manley e mentre dall’ospedale universitario di Zurigo le poche indiscrezioni che trapelano inducono al pessimismo sullo stato di salute di Marchionne, il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, si augura continuità nella strategia aziendale. “In queste ore, come è naturale, prevale la solidarietà per l’uomo Marchionne, alle prese con la battaglia più difficile della sua vita, ma la rapidità con la quale si è consumata la successione al vertice ci spinge a guardare avanti con rinnovata fiducia e determinazione. Sarà compito degli storici tracciare un bilancio oggettivo della gestione Marchionne, cui non si può non riconoscere, comunque la si pensi, quel coraggio e quella visione che sono spesso mancati a buona parte della borghesia italiana. È stato senza ombra di dubbio un negoziatore duro ma ha trattato in modo leale con quella parte del sindacato che ha saputo cogliere la sfida dell’innovazione delle relazioni industriali”.

“Proprio lo stabilimento di Melfi – aggiunge Gambardella – si può considerare la cartina di tornasole dell’unica strategia industriale possibile per dare un futuro agli stabilimenti italiani della Fiat: smettere di produrre auto utilitarie e alzare l’asticella del valore e della qualità puntando sui segmenti premium e su prodotti in grado di competere ad armi pari con i grandi costruttori mondiali nei mercati internazionali. Una sfida che la Cisl e la Fim hanno saputo raccogliere, mentre altri si attardavano in riti e posizioni logorati dalla storia, creando le premesse della rinascita industriale di Melfi. Certo, il cambio al vertice del gruppo automobilistico cade nel bel mezzo di una fase di transizione anche per lo stabilimento di Melfi, ma ci incoraggiano i contenuti del nuovo piano industriale, ultimo atto e vera eredità industriale di Marchionne; un piano ambizioso per risorse finanziarie mobilitate e obiettivi strategici. Al nuovo management, che in queste ore raccoglie un testimone certamente pesante – conclude Gambardella – spetta il compito di proseguire lungo il sentiero tracciato e di consolidare le buone prassi contrattuali che hanno consentito di trasformare un gruppo industriale in crisi d’identità e sull’orlo del fallimento in un colosso automobilistico mondiale”.

Per il segretario regionale della Fim, Gerardo Evangelista, “la figura di Marchionne è stata di fondamentale importanza per dare un futuro a Melfi. È chiaro che siamo preoccupati perché l’avvicendamento al vertice del gruppo cade in una fase di transizione molto delicata ma non siamo allarmati”. E nel giorno in cui a Melfi inizia la fase di dismissione della Punto, il sindacalista non si aspetta sorprese dal nuovo ad Manley, “anche se le dimissioni odierne del responsabile Emea Alfredo Altavilla sono un segnale da monitorare”. “Non ci interessano le polemiche sul tasso di italianità di Fca perché siamo consapevoli di essere dentro un partita globale, dove anche la fabbrica di Melfi gioca un ruolo di primo piano. A Manley diciamo di continuare sul sentiero aperto da Marchionne e accelerare sul nuovo modello a Melfi. Ci aspettiamo una macchina ad elevato valore aggiunto, probabilmente a marchio Jeep, per conquistare nuove fette di mercato e assicurare la saturazione di tutti gli impianti nazionali e la piena occupazione dentro un equilibrio generale”.

“L’eredità più importante di Marchionne – prosegue il segretario della Fim – è aver dato un profilo internazionale alle fabbriche italiane, superando uno dei punti di debolezza storici della vecchia Fiat, ovvero il fatto di produrre auto di segmento medio-basso destinate prevalentemente al mercato interno. Quel modello industriale non aveva più futuro: questa è stata la grande intuizione di Sergio Marchionne e di chi, come la Fim, ha creduto che fosse la strada giusta da percorrere per salvare le fabbriche e l’occupazione. Il successo di Jeep è lì a testimoniare l’importanza di aver puntato sui segmenti premium ad alto valore aggiunto per difendere i posti di lavoro dove c’era solo cassa integrazione e addirittura aumentarla come è accaduto in realtà come Melfi, rilanciando così le qualità e le competenze italiane nel mondo. Ora la sfida che ci attende è portare a compimento la fase di transizione che abbiamo avviato con l’accordo sui contratti di solidarietà, sfruttando le opportunità legate alle motorizzazioni ecologiche e alle nuove tecnologie applicate all’automotive. Questa è la grande scommessa lanciata da Marchionne con il nuovo piano industriale e noi come sindacato – conclude Evangelista – siamo pronti a fare la nostra parte come abbiamo sempre fatto”.

“Speriamo che il nuovo amministratore delegato di Fca, Mike Manley, mantenga gli impegni dei nuovi investimenti per garantire la piena occupazione in tutti gli stabilimenti italiani in continuità con la strategia ed il grande lavoro fatto negli ultimi 14 anni da Sergio Marchionne, cui va tutta la nostra solidarietà umana e la nostra vicinanza in questo momento così difficile”. Lo sottolinea la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Sergio Marchionne ha salvato il gruppo Fca dal fallimento con scelte illuminate ed una straordinaria capacità di innovazione industriale. È stato un manager oculato ed intelligente che ha saputo fare squadra attraverso una visione moderna ed innovativa anche delle relazioni industriali, risollevando il settore auto in Italia con scelte innovative e con il contributo determinante di sindacati responsabili come la Cisl e la nostra categoria, la Fim Cisl”.

“Noi abbiamo scommesso sul cambiamento condividendo e sostenendo i piani industriali di sviluppo e le necessarie trasformazioni tecnologiche di grande qualità produttiva portate avanti da Marchionne, non senza subire attacchi violenti e strumentali da parte di altri sindacati, da frange antagonistiche della politica e da una parte conservatrice dell’opinione pubblica italiana. Ecco perché speriamo davvero che il suo successore Manley possa dare continuità industriale al gruppo Fca in Italia, accelerando gli investimenti in tutti gli stabilimenti e coltivando relazioni industriali orientate alla coesione ed alla partecipazione del sindacato e dei lavoratori nelle scelte produttive, così come ha saputo fare in questi anni con lungimiranza e sensibilità Sergio Marchionne”, conclude la leader della Cisl.

“Su alcune cose vi erano divergenze come tra chi crede nelle sue posizioni in modo non banale, ma insieme abbiamo sfidato l’Italietta pigra che preferisce chiudere le fabbriche piuttosto che rimboccarsi le maniche”, ha dichiarato dalla sua il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. “Il settore automotive è quello in cui sono difesi meglio posti di lavoro e salari. I nostri accordi hanno sgretolato i due falsi miti ovvero che per mantenere le industrie nelle economi mature bisogna ridurre i salari e deteriorare le condizioni di lavoro. Con Marchionne abbiamo sfidato con coraggio il declino della rappresentanza, delle relazioni industriali e soprattutto del fare impresa senza accettare i ricatti dell’italietta della rendita. Quella che scrive ora coccodrilli ipocriti dopo aver demonizzato l’ad di Fca per anni stimolando il peggior squadrismo sindacale e politico. Quella che avrebbe preferito le fabbriche chiuse nell’ennesima eroica sconfitta dei lavoratori e delle imprese. Marchionne ha salvato con noi la Fiat e tutto il settore” ha concluso Bentivogli.

“Dispiaciuti per Marchionne, a Manley chiediamo continuità industriale e accelerare su investimenti e occupazione per stabilimenti italiani”, è il commento di Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl alla notizia della nomina da parte del Cda di Fca di Mike Manley come nuovo Ceo a seguito dell’aggravarsi delle condizioni di Sergio Marchionne. Nell’esprimere vicinanza alla famiglia, Uliano ha osservato come la scelta su Mike Manley sia “in continuità con l’azione che ha caratterizzato il lavoro fatto da Marchionne e dalla sua squadra in questi anni. Una continuità che ha consentito di salvare dal fallimento due realtà importanti come Fiat e Chrysler, trasformandole in un grande gruppo industriale che produce oltre 4,7 milioni di vetture con oltre 240.000 dipendenti nel mondo. Tutto questo ha consentito di salvaguardare e far crescere l’occupazione anche negli stabilimenti italiani. Per noi è indispensabile – ribadisce Ferdinando Uliano – continuare sul piano d’investimento 2018-2022 presentato da Marchionne e dalla sua squadra il primo di giugno a Balocco e soprattutto per noi è indispensabile accelerare sull’implementazione degli investimenti per ottenere l’obiettivo della piena occupazione in tutti gli stabilimenti italiani”, ha concluso.

Articoli consigliati

[instagram-feed]