“La delibera della commissione regionale per l’impiego che vincola le imprese petrolifere ad assumere lucani per almeno l’80 per cento del fabbisogno è un importante passo avanti ma resta al momento un semplice atto d’indirizzo che necessita pertanto di un’ulteriore implementazione. Dunque, piuttosto che gettare il tema nel tritacarne della campagna elettorale per raggranellare un po’ di facile consenso, è il caso che i candidati governatori e le rispettive coalizioni facciano proprio l’impegno a realizzare concretamente nei primi cento giorni del mandato gli indirizzi contenuti nella delibera”. È quanto afferma il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, secondo cui “il merito di questo risultato è da attribuire in prima istanza ai lavoratori e ai disoccupati della regione che hanno sostenuto con forza e convinzione la proposta avanzata dalla Cisl e da tutto il sindacato confederale di destinare ai lucani almeno l’80 per cento dei posti di lavoro nel settore petrolifero, con particolare riguardo al progetto Tempa Rossa, sul modello di quanto già sperimentato nei primi anni ’90 con l’insediamento Fiat di Melfi”.
Falotico critica “la corsa ad accaparrarsi la primogenitura di un provvedimento che nasce in realtà dentro un percorso unitario che ha già prodotto un primo risultato, vale a dire la firma del contratto di settore, obiettivo che siamo riusciti a cogliere con una convergenza di intenti e di metodo che sarebbe bene non vanificare sull’altare di uno sterile protagonismo. Non è piantando bandiere sulla luna che si risolvono i problemi drammatici che attanagliano una regione che da troppo tempo ha smesso di crescere e che vede profilarsi all’orizzonte lo spettro del declino irreversibile, bensì perseguendo l’impegno unitario di tutte le forze economiche e sociali. Nel momento in cui è massima la crisi, massimo deve essere l’impegno di tutti, politica, sindacato e imprese, per favorire tutto quanto è necessario a ricollocare la Basilicata dentro un sentiero di crescita e lavoro”.
“In tal senso – conclude Falotico – andranno adottate tutte le azioni necessarie a sbloccare la questione del memorandum e a ridefinire in modo più complessivo l’intera partita delle royalties, anche prendendo in considerazione gli esempi di quelle nazioni che sulla gestione delle risorse rivenienti dalle estrazioni petrolifere hanno saputo costruire un’architettura finanziaria, imperniata sul modello dei fondi sovrani, in grado di sostenere in modo durevole misure per la crescita, l’occupazione e l’inclusione sociale”.