La Banca Popolare di Bari, partecipata per oltre il 97% dal Medio Credito Centrale, torna finalmente in regime ordinario dopo un travagliato periodo di commissariamento concluso con il sacrificio significativo dei suoi dipendenti e non senza i necessari “distinguo” con la vecchia gestione, rimarcati dalle tante costituzioni di parte civile tra cui non manca quella della First Cisl, come atto di coerente e sostanziale solidarietà verso i suoi dipendenti.
Ora il nuovo CdA di derivazione pubblica dovrà da qui in avanti ricercare le migliori condizioni per realizzare per mezzo del suo patrimonio umano, un presidio bancario strategico e di riferimento per il Sud Italia, avendo attenzione alle reali necessità dei territori in cui opera. Un’operazione che si muoverà in un contesto bancario dove i grandi gruppi bancari, con la progressiva chiusura di sportelli, filiali e persino bancomat, stanno razionalizzando all’infinito la loro presenza sui territori; in particolar modo nei territori del Sud dove è peraltro irrilevante da anni il numero di nuove assunzioni.
Sono infatti ad oggi poco più di mille i bancari presenti in Basilicata con previsioni di rapido assottigliamento per i corposi piani di esodo già programmati e con “promesse” di ricambio generazionale tutte da verificare. Le conseguenze sono comunque negative non solo sul piano occupazionale, perché si sta rendendo sempre più problematico l’accesso al credito e alla gestione del risparmio per via della rarefazione e del conseguente aumento della distanza tra le filiali rimanenti.
In aggiunta al grave fenomeno della desertificazione bancaria iniziato in Regione già dal 2010, sta assumendo ad oggi aspetti di vera e propria spoliazione l’accorpamento in Banca Intesa di Banca UBI, che conta attualmente ben 17 filiali sul territorio lucano e soggette a prevedibile ridimensionamento. La Basilicata perde così un altro importante punto di riferimento del credito per quanto riguarda il già esiguo numero di banche presenti in regione.
In Italia sono circa 500 gli Istituti bancari e 55 i gruppi bancari presenti; in Basilicata in totale non si contano oramai più di otto sigle bancarie in totale se si eccettua il Credito Cooperativo. La strategia industriale delle maggiori banche sempre più prettamente concentrata sul modello distributivo e con le sedi decisionali e direttive allocate oramai tutte in aree contigue del nord del paese, sta trasformando il Sud Italia sempre più in una immensa periferia del sistema bancario, con inesorabile progressivo distacco soprattutto nel Meridione dalla funzione pubblica a cui sono richiamati gli istituti bancari nel rispetto dell’art. 47 della Costituzione Italiana.
Anche la rete delle locali BCC, finora modello di banca di relazione e baluardo di autonomia amministrativa e decisionale, è destinata a fare i conti con l’avanzato processo di centralizzazione nei due principali pilastri “ICCREA” e “CASSA CENTRALE”, con sedi direttive e decisionali anche queste situate nell’area nord del paese.
Nelle more di una auspicata rivisitazione delle regole comunitarie in materia per dare maggiore “elasticità” al sistema bancario nel suo complesso, è pertanto necessario più che mai difendere l’esistente.
L’unico istituto bancario di medie dimensioni oggi esistente al Sud, è la Banca Popolare di Bari, con una presenza in Basilicata forte di 36 filiali ed una Direzione con sede a Potenza.
È la Banca più radicata in Regione, con compiti di Tesoreria delle maggiori Istituzioni locali ed ha pertanto tutte le caratteristiche per diventare una vera banca di relazione per il territorio lucano; a patto che conservi intatte le sue peculiarità di presenza e di prossimità sfruttando le potenzialità e competenze specialistiche del personale presente nella sua direzione e rete territoriale.
L’auspicio è che la risoluzione della Regione Basilicata approvata all’unanimità il 15 giugno u.s. non resti lettera morta e che si apra nell’interesse comune un responsabile dibattito ognuno nel proprio ruolo, tra Sindacati, Parti Datoriali, Politica, Enti ed Istituzioni pubbliche, Autorità locali, per il rilancio di un tassello fondamentale per lo sviluppo economico e finanziario della Regione; tenendo in debita considerazione il contesto della pandemia in cui viviamo, le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea attraverso il programma Next Generation e a tal riguardo, l’esperienza di cosa hanno rappresentato per la Basilicata oltre 30 anni di storia della ex Banca Mediterranea in termini di occupazione e sviluppo del territorio all’indomani del terremoto del 1980.
Arnaldo Villamaina
Segretario generale First Cisl Basilicata