L’emergenza sanitaria ha evidenziato la necessità di un nuovo modello di sviluppo capace di leggere e interpretare questa fase in cui l’attuale sistema fiscale appare ancora più iniquo e sbilanciato. È indispensabile intervenire per renderlo contemporaneamente uno strumento di redistribuzione ma anche un fattore di innovazione ed equità, capace di accompagnare senza fratture la nostra economia e la nostra società fuori dall’emergenza.
In questi giorni la Banca d’Italia ha certificato che il 5% delle famiglie possiede il 40% della ricchezza privata totale del Paese. Inoltre, il 10% delle famiglie possiede quasi il 53% della ricchezza finanziaria, con una crescita tendenziale del fenomeno. Le diseguaglianze di redditi e di ricchezza nel nostro Paese sono dunque ormai intollerabili.
A questo processo di concentrazione di ricchezza ha senza alcun dubbio contribuito il fatto che l’Italia ha la maglia nera in Europa per l’evasione fiscale pari 110 miliardi di euro ogni anno, con 35 miliardi di euro di sola Iva. Mentre per il 94,8% dell’Irpef (maggiore entrata fiscale) è a carico delle lavoratrici e i lavoratori dipendenti e delle pensionate e i pensionati. Nessuna riforma può essere giusta finché l’evasione è così ampia e diffusa. Il problema del debito italiano, non è da eccesso di spesa, è un problema di mancate entrate.
L’azione dei decisori deve ispirarsi all’art. 53 della Costituzione italiana che sancisce il principio che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva applicando criteri di progressività. I padri costituenti ritenevano che il dovere di concorrere a sostenere la spesa statale fosse espressione di un generale dovere di solidarietà, cioè dell’obbligo di contribuire ad assicurare eguaglianza e a creare un sistema in grado di prevedere dei servizi per tutti, anche per i meno abbienti. Proprio per questo si stabilì che tale dovere dovesse essere adempiuto sulla base di criteri di progressività.
Considerando il particolare frangente economico e la necessità di contemperare le esigenze dei diversi attori economici con l’obiettivo del recupero della capacità produttiva e dell’occupazione, riteniamo opportuno che l’insieme delle agevolazioni alle imprese risponda a criteri di selettività e sia orientato a quella ‘utilità sociale’, quindi agli investimenti, all’occupazione, alla sostenibilità, alla salute e alla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Cgil, Cisl e Uil da tempo sostengono che sia necessario introdurre un nuovo assegno familiare universale. Concertando con le parti sociali è necessario lavorare alla creazione di un assegno universale proporzionato ai redditi dei beneficiari che aggreghi in un unico istituto l’attuale assegno al nucleo familiare e le detrazioni per familiari a carico e le altre misure minori ad oggi in vigore.
Alcune delle proposte sostenute dai sindacati sono state accolte, come la riduzione all’utilizzo del contante e la fatturazione elettronica, ma è necessario che si continui su questa strada con l’individuazione di una soluzione articolata che preveda sicuramente una svolta politica nella lotta all’evasione attraverso strumenti di accertamento innovativi potenziando le misure premiali per i contribuenti onesti. Non si può prescindere dal costituire un ufficio presso l’Agenzia delle Entrate con compiti esclusivi di accertamento e di profilazione del rischio dei contribuenti, attraverso l’incrocio delle banche dati disponibili, elaborando un meccanismo che ne tuteli la privacy.
Si dovrebbe estendere il meccanismo della ritenuta alla fonte anche ai redditi di lavoro autonomo implementando meccanismi che consentano il versamento diretto dell’Iva e di anticipi su le altre imposte. Bisogna, poi, valorizzare e sostenere il ruolo dei centri di assistenza fiscale che svolgono un importantissimo ruolo di facilitazione per le lavoratrici e i lavoratori e costituiscono uno strumento di diffusione delle innovazioni anche per la stessa amministrazione fiscale. I Caf, infatti, rappresentano il vero grande strumento di innovazione del sistema e di semplificazione per il cittadino e contribuente.
Altro tema importante è la fiscalità locale che va ad incidere in modo considerevole sul potere d’acquisto e sul reddito di lavoratrici e lavoratori e pensionate e pensionati, per questo è da tenere all’interno del dibattito. Per Cgil, Cisl e Uil è necessario rivedere in maniera organica la tassazione locale scongiurando ulteriori aggravi di tassazione con un confronto serrato che veda coinvolto governo, Regioni ed enti locali, oltre che le parti sociali.
Gennarino Macchia
Segretario generale aggiunto Cisl Basilicata