“La rendicontazione delle liste d’attesa, pur essendo uno strumento di trasparenza, non risolve il problema. Servono azioni più incisive e una più razionale organizzazione delle prestazioni sul territorio”. Lo ha detto stamane il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, a margine del convegno nazionale di Cgil Cisl Uil in corso a Salerno per celebrare il 40° anniversario dell’istituzione del servizio sanitario nazionale. “Bene hanno fatto le confederazioni nazionali – ha aggiunto il segretario della Cisl lucana – ad organizzare un momento di riflessione su quarant’anni di sanità pubblica nel nostro paese. Quella riforma nasceva dalla necessità di realizzare a pieno il dettato costituzionale e uniformare l’offerta sanitaria su tutto il territorio nazionale. Oggi registriamo che resistono ancora forti disuguaglianze tra Nord e Sud. Proprio le liste d’attesa continuano ad essere una problematica fortemente sentita dai cittadini, ma le risposte sono state finora parziali e intempestive. La stessa riforma sanitaria varata dalla giunta Pittella si è dimostrata non risolutiva perché troppo focalizzata sul riordino delle strutture ospedaliere e poco sulla qualità e sull’articolazione dei servizi ai cittadini”.
“Le liste d’attesa – ha detto ancora Gambardella – sono il sintomo evidente di un problema di congestionamento delle strutture sanitarie e la logica dell’accentramento e degli accorpamenti non potrà che peggiorare la situazione”. Allora la sfida, ancora una volta, è il potenziamento della medicina del territorio come prima interfaccia di presa in carico del malato attraverso il coinvolgimento e la valorizzazione dei medici di base. Il progressivo invecchiamento della popolazione e una domanda di cura e assistenza che si sposta sempre più su patologie croniche e degenerative impongono uno sforzo organizzativo ed economico della sanità pubblica per accorciare le liste d’attesa nella consapevolezza che per ogni euro in più speso per la diagnosi precoce si risparmiano tre euro di spesa sanitaria. Il prolungamento contrattato dell’orario di apertura degli ambulatori, soluzione che in altre regioni sta dando buoni frutti, è una possibile pista per rendere concretamente esigibile il diritto costituzionale alla salute ed eliminare l’inaccettabile discriminazione tra può aggirare le liste di attesa rivolgendosi al canale privato e chi è costretto a rinunciare alla prevenzione e alle cure”.