Trovo francamente sconcertante l’uso strumentale che si è fatto in questi giorni della lettera che Mons. Gianfranco Todisco, vescovo di Melfi, ha inviato a Sergio Marchionne. Lo sconcerto nasce dal tentativo di utilizzare la Chiesa e il suo alto magistero per operazioni di piccolo cabotaggio politico, operazioni tese a dimostrare che la Fca di Melfi, dopo gli accordi che hanno permesso la ripresa della produzione e il rilancio dell’occupazione, sia diventato un luogo di sfruttamento disumano e di alienazione. Non è così e sono certo che lo stesso Mons. Todisco sia rimasto sconcertato dinanzi alla rassegna di strumentalizzazioni che hanno finito per vanificare, mettendolo in secondo piano, il senso più profondo e autentico delle sue parole.
Da cattolico non posso che fare mio il messaggio sulla centralità della persona dentro la fabbrica e sul lavoro che deve essere al servizio della famiglia. Chi è frequentatore abituale della Chiesa e del suo magistero sa che nelle parole di Mons. Todisco non c’è nulla di veramente nuovo; c’è invece la solidità di una dottrina, la dottrina sociale della chiesa, che si è sedimentata nel tempo trovando il suo alimento spirituale nelle grandi encicliche sociali. Non da oggi la Chiesa pone al centro della propria riflessione teologica il rapporto tra l’uomo e la produzione e il lavoro come costruttore di identità e fonte di dignità della persona. Gli esegeti improvvisati del Cattolicesimo sociale dovrebbero ricordare le recenti parole di Papa Bergolio: il lavoro è necessario per la dignità della persona.
E allora la domanda è: c’è dignità quando le fabbriche chiudono lasciando sul lastrico le famiglie? C’è dignità quando il continuo ricorso alla cassa integrazione – come è successo per anni a Melfi – fa perdere salario ai lavoratori? E, infine, c’è dignità quando migliaia di giovani sono costretti a lasciare la propria terra per inseguire il sogno di un lavoro stabile?
Bene ha detto il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli: il lavoro domenicale è sicuramente un disagio, ma la vera disperazione è la disoccupazione. La Cisl, che per prima ha sostenuto il progetto di rilancio di Melfi, facendo scelte anche impopolari per non essere antipopolare, è la più titolata a parlare di condizioni di lavoro dentro la fabbrica e a come trovare sul terreno della contrattazione aziendale un equilibrio più avanzato tra produttività ed esigenze della persona.
È un lavoro, questo, che si può fare stando dentro le fabbriche – non occupandole come andava dicendo qualche Masaniello in preda ai fumi dello share televisivo – esercitando la funzione sociale propria del sindacato: la contrattazione. Perché quando la lotta sindacale si fa dentro i palinsesti televisivi, spalleggiati dai campioni del populismo a buon mercato, si perde di vista la portata reale dei problemi, tutto diventa il pretesto per armare un antagonismo banale e improduttivo e si finisce per perdere la fiducia dei lavoratori.
Noi abbiamo scelto la via maestra della contrattazione – quella che porta risultati nel lungo periodo – costringendo Marchionne ad investire su una fabbrica che la nuova dimensione multinazionale del gruppo considerava ormai marginale. Con i nostri accordi Melfi è diventata il baricentro europeo di Fca, i cassintegrati sono tornati al lavoro ed entro la fine dell’anno saranno circa 2 mila i giovani che avranno trovato un’occupazione dignitosa in una regione in cui la disoccupazione giovanile viaggia intorno al 40 per cento.
Il “miracolo Melfi” è innanzitutto il frutto dell’impegno e della dedizione dei lavoratori, vero motore umano della fabbrica, che hanno accettato la sfida del rilancio con spirito di sacrificio. E se oggi possiamo discutere di condizioni di lavoro in fabbrica è perché c’è il lavoro e ci sono gli strumenti contrattuali per rendere la fabbrica integrata sempre più aderente alle esigenze delle persone. Questa è la sfida che ci consegnano le parole di Mons. Todisco e i moniti accorati di Papa Bergoglio. Questo il lavoro che attende il sindacato, spero finalmente in modo unitario, nei prossimi mesi.
Nino Falotico
Segretario generale della Cisl Basilicata