Il dibattito avviato su queste colonne da Dino Nicolia sulla qualità istituzionale della Regione Basilicata mi offre lo spunto per mettere a fuoco, proprio sulla scorta dei dati del rapporto European Quality of Government Index, alcune questioni che dovrebbero indurre la classe dirigente della nostra regione – da Via Verrastro fino al più piccolo dei comuni lucani – a riflettere concretamente sulla necessità di una governance forte, autorevole e aperta. La Cisl ha in più occasioni evidenziato che una riforma della governance locale e un rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni territoriali fossero una pre-condizione essenziale per raccogliere la sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per spendere bene le risorse a disposizione, mai così copiose, mettendo in campo progetti credibili.
È cruciale evitare che la pioggia di finanziamenti previsti per la Basilicata si trasformi in finanziamenti a pioggia. Per scongiurare questo rischio serve una programmazione partecipata che ponga al centro il tema delle ricadute occupazionali degli investimenti e della loro capacità di incidere sulla competitività complessiva del sistema manifatturiero lucano e di un suo progressivo riposizionamento sui segmenti a più elevato valore aggiunto. Tuttavia, nel PNRR c’è una clausola di condizionalità implicita che consiste nella capacità delle istituzioni locali di progettare e di mettere questi progetti al servizio di una visione del futuro. Perciò non va sottovalutato il fatto che la clausola del 40 per cento dei fondi del PNRR da investire nel Sud non è un dato acquisito ex lege.
Come ha opportunamente evidenziato la Svimez nelle scorse settimane, “per raggiungere la quota del 40 per cento […] è necessario prevedere meccanismi correttivi che compensino eventuali inefficienze nelle capacità progettuali e attuative delle amministrazione meridionali, e favoriscano la partecipazione dei soggetti economici del Sud. È necessario altresì predisporre modalità di salvaguardia in caso di mancato assorbimento”. L’obiettivo del 40 per cento è dunque tutt’altro che un risultato acquisito, pertanto vanno rimosse le diverse criticità che si annidano nei poteri locali, “avvalendosi di tutti gli strumenti di cui si è dotata la governance del PNRR, incluso il potere sostitutivo da parte dello Stato nei casi di palese inadeguatezza progettuale e realizzativa degli enti decentrati”.
Non dobbiamo pertanto sottovalutare lo iato che persiste tra volontà politica e capacità amministrativa nei territori. Dobbiamo investire e dobbiamo farlo rapidamente sulle governance locali rivendicando un ruolo attivo di proposta e sorveglianza per le parti sociali. Partiamo da una condizione di oggettivo svantaggio in termini di capacità amministrativa, come ha ben scritto Nicolia. Si facciano dunque i concorsi per introdurre nei ranghi della pubblica amministrazione energie fresche e nuove competenze, a partire dai Comuni che nel corso degli anni hanno visto drasticamente ridursi gli organici per effetto dei pensionamenti. Il patto sociale, rilanciato dal nostro segretario Luigi Sbarra durante il recente congresso nazionale della Cisl, è una urgenza non procrastinabile per imprimere un cambio di passo nella politica economia e sociale e per instradare il Mezzogiorno verso una sostenibile prospettiva di crescita.
Vincenzo Cavallo
Segretario generale della Cisl Basilicata
Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 4 giugno 2022.