“La scelta della multinazionale spagnola Indra, colosso globale dell’information technology, di acquisire Smart Test e le quote di maggioranza dell’azienda lucana SmartPaper, considerate un fiore all’occhiello dell’imprenditoria lucana ad alta tecnologia, apre un nuovo scenario che vedrà il sindacato svolgere un ruolo non solo di vigilanza per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali (circa mille lavoratori) ma anche e soprattutto sul suo futuro”. È quanto dichiarano i segretari generali di Cgil Cisl Uil di Basilicata Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli. “La prospettiva di fare della Basilicata, attraverso le unità produttive presenti a Tito e Sant’Angelo Le Fratte, il proprio centro di competenza in Europa rispetto alle attività di business process outsourcing, di cui l’azienda lucana è leader italiana – aggiungono i dirigenti sindacali – rappresenta una notizia importante non solo per il futuro dell’azienda ma anche per lo sviluppo nella nostra regione di un settore di frontiera come quello dell’IT. Registriamo, in proposito, come un primo impegno positivo le dichiarazioni di Pedro Garcia, direttore di Minsait Italia e responsabile delle attività europee della società spagnola”.
“È necessario però che in questa fase – continuano Summa, Gambardella e Tortorelli – la politica locale assuma un ruolo attivo all’interno di modifiche così importanti degli asset produttivi che riguardano settori nevralgici per lo sviluppo della regione. L’arrivo in Basilicata di un player così importante e la garanzia espressa dell’attuale proprietà circa la governance dell’azienda nel prossimo futuro deve essere utilizzato per dare risposte certe rispetto all’infrastrutturazione digitale del territorio che, nel caso di specie, rappresenta un potente vettore di sviluppo. Il ruolo attivo deve essere esercitato anche sul versante dell’acquisizione delle competenze necessarie a radicare sul territorio la presenza dei player multinazionali per scongiurare operazioni di acquisizioni del know how diluite nel tempo. La trasformazione di un’azienda da proprietaria a multinazionale è un fenomeno complesso che va accompagnato perché se non governato può rischiare di togliere invece che aggiungere”.
Cgil, Cisl, Uil “pur riconoscendo il valore prospettico della joint venture, si riservano di esprime un giudizio compiuto sull’operazione, condizionandolo a quando sarà possibile misurare concretamente, in termine di attività aggiuntive per gli stabilimenti lucani, gli effetti della nuova compagine societaria e se queste saranno concretamente sufficienti a dare una prospettiva di uscita dall’attuale assetto legato ad una mono-committenza come annunciato dalla proprietà. Ad ogni modo diventa indispensabile verificare il piano industriale che l’azienda ha annunciato di presentare nei prossimi mesi e che a nostro avviso dovrà essere declinato nell’ottica di investimenti e sviluppo in ricerca, innovazione, competenze e occupazione per gli stabilimenti lucani”.
“Siamo consapevoli che in uno scenario di economia globalizzata, in cui la valorizzazione a breve per gli azionisti è il principale parametro aziendale, sia più complicato coniugare efficienza economica e responsabilità sociale. Per questo – concludono i segretari confederali – riteniamo necessario che quanto prima il nuovo azionista di maggioranza chiarisca gli obiettivi strategici del suo programma di acquisizioni e presenti un articolato piano industriale che, per quanto ci riguarda, non può che partire dalla valorizzazione dei siti produttivi di Tito e Sant’Arcangelo e delle sue risorse umane”.