Il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, interviene sulle polemiche dei giorni scorsi in tema di social card e rivendica con forza il ruolo del sindacato nell’aver difeso il tesoretto del 3 per cento. “È positivo che dopo l’insistente pressing sindacale anche una parte del centrodestra abbia compreso quanto fosse iniqua e regressiva la carta carburante del governo Berlusconi, ma è il caso di ricordare – rivendica Falotico – che è merito innanzitutto di Cgil Cisl Uil se si è riusciti a mettere in sicurezza le risorse del bonus idrocarburi, che altre Regioni hanno cercato di accaparrarsi adducendo motivazioni pretestuose, e a finalizzarle al sostegno delle fasce sociali più deboli. Un risultato niente affatto scontato vista la coriacea opposizione di talune forze politiche, segnatamente la Lega Nord”.
“Per quanto riguarda la Cisl – precisa Falotico – le risorse rivenienti dalle royalties aggiuntive non devono essere polverizzate in una miriade di misure e provvedimenti senza un filo logico, ma finalizzate alla lotta contro la povertà e al finanziamento di misure per favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei soggetti svantaggiati. Questo è il senso degli accordi sottoscritti con la giunta regionale che è intenzione del sindacato confederale lucano fa rispettare alla lettera, a partire dalla rapida pubblicazione del bando per il reddito minimo di inserimento. Per questo consideriamo improprio che l’intesa Mise-Regione si tramuti in una sorta di decretone omnibus che finanzia tutto e il suo contrario. La social card e le politiche attive del lavoro sono in linea con gli obiettivi strategici che ci siamo dati e sono coerenti con il reddito minimo di inserimento, ma esistono altri canali di finanziamento per l’innovazione e l’efficienza energetica, argomenti che poco hanno a che vedere con il sostegno delle fasce deboli e il contrasto alla povertà”.
Il segretario della Cisl risponde anche a chi parla di assistenzialismo riferendosi al reddito minimo di inserimento. “In una misura come il reddito minimo di inserimento non c’è alcunché di assistenzialistico o clientelare – precisa il segretario della Cisl – a meno che non si voglia considerare assistenzialismo e clientelismo assicurare un sostegno economico temporaneo a quella platea di ex lavoratori che hanno perso, complice la riforma Fornero e il decreto Poletti, il diritto alla pensione o a qualsivoglia ammortizzatore sociale. È bene ribadire che il reddito minimo di inserimento non è il fine ma il mezzo per cogliere il vero obiettivo della misura, vale a dire consentire a migliaia di disoccupati senza reddito di rimettersi in gioco nel mercato del lavoro, così come accade nei paesi più avanzati con il cosiddetto welfare-to-work. Pittella si sbrighi – conclude Falotico – perché i disoccupati non possono più attendere o sarà mobilitazione, come già annunciato da Cgil Cisl Uil”.