Studio Fim Cisl: «Lavoratori favorevoli alla transizione digitale, ma occorre governare i processi per evitare impatti negativi su occupazione e reddito»

Quasi la metà dei lavoratori intervistati vede con favore la digitalizzazione, ma 4 su 10 temono un impatto negativo sull’occupazione. Sono alcuni dei dati illustrati questa mattina a Potenza nel corso di un convegno su digitale e intelligenza artificiale promosso dalla Fim Cisl nazionale. Lo studio è basato sulle risposte fornite da un campione non rappresentativo di 185 dipendenti di aziende metalmeccaniche della regione di età compresa tra i 25 e i 45 anni. Dalla lettura dei dati emerge un quadro in cui la consapevolezza dei vantaggi della transizione digitale convive con i timori per un impatto negativo sul lavoro.

Il 66 per cento del campione ha dichiarato di avere una conoscenza piena di cosa sia un progetto di digitalizzazione e un altro 21 per cento ha dichiarato di averne una conoscenza medio-bassa. Coloro che si dichiarano totalmente favorevoli a convertire fasi del processo lavorativo da manuali ad assistite da computer o totalmente realizzazione da dispositivi digitali sono il 48 per cento, dato che se sommato agli abbastanza favorevoli e a coloro che considerano al digitalizzazione un processo ineluttabile evidenzia una generale apertura alle nuove tecnologie.

Quando però si parla dei rischi che potrebbero derivare dall’introduzione dei processi digitali nelle aziende, il giudizio dei lavoratori intervistati si fa più problematico: per il 40 per cento la digitalizzazione potrebbe comportare un impatto negativo sui livelli occupazionali, per il 30 per cento degli intervistati il rischio sarebbe quello di una perdita di reddito, mentre il 15 per cento teme l’obsolescenza delle competenze e un altro 5 per cento un possibile aumento delle discriminazioni sui luoghi di lavoro.

Come affrontare dunque un processo che presenta luci e ombre? La metà del campione pensa alla formazione come leva per ridurre i rischi collegati alla transizione digitale, e per il 95 per cento la formazione può giocare un ruolo rilevante per il governo di soluzioni fornite dall’intelligenza artificiale. Secondo il segretario nazionale Valerio D’Alo «sarà importante la nostra capacità di intervento contrattuale sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per sfruttarne le potenzialità e arginare i rischi a tutela delle persone», mentre per il segretario regionale Gerardo Evangelista «anche per i lavoratori la leva fondamentale resta quella della formazione per una maggiore consapevolezza su come governare al meglio la transizione digitale in corso attraverso la contrattazione aziendale».

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